Sentiero del Brenta, «la Regione
intervenga su progetto dannoso»
Ciclopista, interrogazione in laguna

Sabato 22 Ottobre 2016
Sentiero del Brenta, «la Regione intervenga su progetto dannoso» Ciclopista, interrogazione in laguna

POVE DEL GRAPPA - Dopo le cinquemila firme raccolte (ma la raccolta continua) non si muove nulla: pertanto ora intervenga la Regione per modificare il progetto che va a rovinare l'ambiente del sentiero fluviale. E' in sintesi il messaggio spedito alla giunta Zaia da un'interrogazione in Regione firmata Zanoni e Guarda, che sono andati a mettere il dito nella piaga proprio nella soluzione asfaltata trovata dai comuni valligiani e dalla Regione. E nel frattempo sulla pagina facebook dei comitati si denuncia che in alcuni bar della Valbrenta e in sede dell'Unione Montana sarebbero stati "fatti sparire" dei moduli con le firme.

“Il prolungamento della pista ciclabile del Brenta deve essere rivisto per possibili violazioni normative e carenze nella progettazione. L’Unione Montana Valbrenta però non si muove di un millimetro, nonostante le proteste e le osservazioni di comitati e associazioni: a questo punto auspichiamo un intervento della Regione”. A chiederlo è il Consigliere regionale Andrea Zanoni (Partito Democratico) che ha presentato alla Giunta un’interrogazione a risposta immediata sottoscritta anche dalla collega Cristina Guarda (Alessandra Moretti Presidente).

“La ciclopista che collega Valstagna e Pove del Grappa - prosegue Zanoni - beneficia di un finanziamento regionale di 1,6 milioni di euro, su un totale di due. Le criticità sono state espresse più volte, prima con una nota inviata a istituzioni ed enti locali, quindi alla Soprintendenza all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, mentre il Comitato ‘Salviamo il sentiero del Brenta’ ha avviato una raccolta firme. Ma né dal Comune di Pove né dall’Unione Montana sono arrivate risposte ai tanti dubbi”.

Intanto la raccolta firme continua


“Quest’ultima - aggiunge l’esponente democratico - ha preferito sostituire ai dovuti approfondimenti, già in fase preliminare, una serie abbastanza vasta, ma eterogenea di lavori evitando di cogliere e approfondire adeguatamente le criticità attribuibili ai percorsi di progetto. In particolare, ha ritenuto che essi fossero compatibili urbanisticamente per il fatto che ciò risultava descritto nei rispettivi piani regolatori locali. Questi ultimi, tuttavia, sono sotto-ordinati a quanto stabilito nel Piano stralcio per l’assetto idrogeologico dei bacini idrografici dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave e Brenta-Bacchiglione che disciplina gli interventi ammissibili nelle aree fluviali, come quelli a Campolongo e Pove. E l’articolo 13 delle Norme di Attuazione non ammette questo tipo di interventi. Riteniamo che la fragilità e la delicatezza dei siti manomessi non sia stata oggetto di una sufficiente valutazione, altrimenti non si spiegherebbe un caso forse unico con tanti oppositori al progetto di una pista ciclabile, per tutelare un paesaggio dichiarato tra i Luoghi del cuore del Fai (Fondo ambiente italiano). Esiste un bel sentiero ombreggiato, lungo il fiume, ampiamente frequentato e che rischia di finire ricoperto da cinque chilometri di asfalto”.

“Eppure - conclude Zanoni - la soluzione per Pove ci sarebbe: si realizzi un percorso ciclabile esterno all’area fluviale ed entro la stretta fascia di rispetto a monte della zona esondabile definita nel piano regolatore del paese.

Sarebbe un progetto meno impattante e più rispettoso dei luoghi e della storia”.

Ultimo aggiornamento: 01:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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