«Eri tu la mia libertà», fiori e musiche
di Disney per l'addio a Debora

Sabato 9 Luglio 2016 di Maria Elena Mancuso
La folla assiepata fuori dalla chiesa di Valle san Floriano per assistere ai funerali di Debora Meneghini

MAROSTICA Grande partecipazione stamani ai i funerali di Debora Meneghini, la giovane alpinista deceduta domenica scorsa in Alto Adige insieme all’amico Davide Zanon.
Una folla numerosa e composta ha percorso a piedi l’ultimo tratto di strada in salita, per raggiungere la piccola chiesa di Valle San Floriano, la frazione collinare di Marostica in cui viveva e lavorava Debora insieme alla famiglia.
Occhi lucidi e tanti volti giovanissimi, assiepati fuori dalla chiesa stracolma per ascoltare, tramite gli altoparlanti, le parole di don Riccardo Betto e degli altri parroci delle frazioni vicine che, insieme, nei giorni scorsi, hanno sostenuto le famiglie dei due giovani e celebrato le veglie di preghiera.
All’arrivo, la bara di legno chiaro sormontata di rose, attende già ai piedi dell’altare, circondata dall’abbraccio dei familiari e degli amici più stretti. Ai lati, due grandi collage fotografici ritraggono Debora, le sue espressioni buffe, i suoi sorrisi allegri e la sue montagne, che sempre sono lì ad incorniciarle il viso.
La prima a parlare è la nonna Angela «Scusa se non ti abbiamo amato abbastanza», riesce solo a dire alla nipote prima di lasciare il posto a una delle amiche che, salutata “Debby” ne ricorda la vitalità e il sorriso contagioso.
«Non ti andava giù di vedere triste qualcuno. Era come se ti sentissi in dovere di far star bene tutti. Ricorderemo soprattutto la tua risata e quando il vento ci sfiorerà il viso, sapremo che quel vento sei tu, che ci esorti a vivere».
A scandire i momenti della liturgia sono le parole rotte di pianto di Don Riccardo, che fin da principio ha accompagnato la famiglia di Debora in questo cammino. Papà Daniele, mamma Rosita, Mattia, il fratello più giovane, e Andrea, il fidanzato della ragazza, sono lì, seduti in prima fila e a farsi coraggio.
Si alternano al pulpito per salutare Debora con poche parole commosse, e a volte solo sussurrate.
«Grazie Debora», ripete il papà, tra un ricordo e l’altro della sua bambina. «Sei sempre stata una forza della natura. Fin dal giorno della tua nascita, quando in ospedale ti si sentiva piangere fin dal corridoio. E la prima estate al mare, a tre anni, a ballare scatenata coinvolgendo tutti. E poi i mille sport praticati con passione e infine la montagna, il tuo grande amore, insieme alla famiglia e ad Andrea. Grazie Debora».
«In questi giorno ho ascoltato tante cose di te che non conoscevo», aggiunge mamma Rosita. «Cose che stanno dando una grande forza al mio cuore infranto di madre. Hai avuto una vita breve, ma intensa, felice e fortunata. Adesso aiutaci da lassù a sopportare questo immenso dolore».
Il fidanzato Andrea, infine, ha preferito salutare Debora con una breve poesia che ha composto per lei. La sussurra appena, ma le ultime parole arrivano limpide e chiare e dicono «la mia libertà eri tu».
A chiudere la cerimonia un ultimo momento privato tra Debora e i suoi cari. Le si stringono attorno, tutti in cerchio, mentre da una radio partono le note della colonna sonora di Mulan, un cartone animato della Disney. “E sarai potente come un vulcano” recita il testo dedicato alla loro bambina, sorella, nipote, fidanzata, amica.

Dedicato a Debora, la loro forza della natura. 

Ultimo aggiornamento: 15:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA