BASSANO - Una folla silenziosa ha dato l'ultimo saluto a Gianpietro Procopi, il commercialista che giovedì scorso si è sparato nel suo studio di via Roma a 75 anni. San Francesco gremita per l'addio a un uomo conosciutissimo, gentile, grande professionista, ancora attivissimo. E l'abate Renato Tomasi ha rappresentato il cordoglio della città, raccontando come la società attuale possa diventare un meccanismo che afferra le persone e le schiaccia nel vortice della frenesia e delle mille incombenze quotidiane. In chiesa ha parlato, oltre ai famigliari e agli amici del Lions, anche Amedeo Busnardo, attuale presidente dei commercialisti, che ha sottolineato come Procopi sia stato il fondatore dell'ordine e il primo presidente. Dai figli un toccante saluto a un papà che non ha mai voluto pesare sugli altri, probabilmente anche nel dramma personale che ha vissuto nelle ultime ore.
La città è rimasta scossa dalla tragedia. I colleghi di lavoro dello studio Fracca e Poloniato avevano subito manifestato al Gazzettino il loro attonito stupore per una morte non annunciata, che li ha colpiti come un fulmine a ciel sereno dopo che nella mattinata avevano avuto in ufficio il professionista come ogni giorno, dandosi appuntamento alla cena dello studio per quella sera.
Oggi, sul Giornale di Vicenza, parla la vedova di Procopi, Mariolina Dani: la signora, che ha avuto il dolore di trovare nello studio di via Roma il marito dopo il tragico gesto, spiega che il marito non lo ha fatto per una questione economica o per qualche errata operazione finanziaria, che non aveva problemi di salute e non pativa alcuna depressione e non le aveva dato segnali di qualche tormento interiore e che quel giovedì si erano visti a pranzo come sempre. Prima di uscire per tornare in studio le aveva dato un bacio. Anche lei quindi attende l'esito delle indagini, per capire di più.
Il commercialista, che era consigliere d'amministrazione indipendente in Banca Nuova, l'istituto di credito formato in Sicilia dalla Popolare Vicenza (che lo controlla al 100%) nell'era Zonin, avrebbe lasciato un breve messaggio ai famigliari, chiedendo loro perdono. Intanto sui social si sono notati alcuni spunti polemici per alcuni servizi e commenti apparsi su emittenti locali su ipotetici risvolti "mafiosi" del caso di cronaca.
(Foto dall'archivio del Gazzettino)
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