Ritocchi e mini varianti alla ciclopista per ridurre l'impatto sul sentiero

Mercoledì 1 Febbraio 2017 di Roberto Lazzarato
Valbrenta, ciclopista

VALBRENTA. «La ciclopista del Brenta si deve fare», questo in sintesi, al di là delle posizioni diverse, se non contrapposte, il risultato della riunione, l’ultima pare, svoltasi in Regione tra gli assessori Elisa De Berti, Elena Donazzan, il presidente dell’Unione Montana Luca Ferazzoli, il sindaco di Pove Orio Mocellin, la presidente bassanese del Fai Maria Rosa Zanotto, il presidente della sezione bassanese di Italia Nostra Carmine Abate.

Lo ha ammesso la stessa Donazzan. «Tutti concordi sul fatto che la ciclopista si deve fare, per non perdere i finanziamenti e perché si tratta di un progetto di ampio respiro per tutto il territorio attraversato, destinato a risollevare un po’ l’economia precaria della Valle». Elogiata sia dalla Donazzan, che dalla De Bortoli, «la disponibilità degli amministratori locali nel tentare di recepire alcune osservazioni che possono rendere meno impattante la realizzazione della ciclopista». Una trattativa complessa per cercare di approdare ad una soluzione il più possibile condivisa per quanto riguarda il passaggio in territorio di Pove del Grappa, dove il progetto dovrà essere rivisto nel tratto che subirà delle modifiche di circa 250 metri sui 1600 previsti. In pratica dovrebbe essere eliminato l’asfalto per lasciare spazio ad un fondo di conglomerato bituminoso, riduzione in alcune zone dei previsti massi ciclopici con la realizzazione di un terrapieno armato e ricomposizione ambientale e rivista la parte pedonale a Pove. Oltre a portare la larghezza a soli tre metri. «L’obiettivo è quello di far convivere - ha ricordato Carmine Abate - la conservazione del sentiero del Brenta, con il passaggio della ciclabile».

«Peccato che non ci abbiano invitato a Venezia - non demordono i promotori della protesta, - visto che siamo i portavoce di oltre 8000 firmatari della petizione ‘Salviamo il sentiero del Brenta’. Esprimiamo il rammarico che un progetto di così tale importanza venga portato avanti senza un benché minimo confronto con le persone del territorio, perdendo così la possibilità di acquisire suggerimenti utili o di veder segnalate criticità che possono sfuggire a chi non vive quotidianamente i luoghi su cui è chiamato ad operare. Pur riconoscendo l’importanza ed il valore della Ciclovia del Brenta, questa non può essere realizzata distruggendo l’attuale sentiero e le sue caratteristiche peculiari così tanto utili alla comunità».

«Sono stati fatti dei significativi passi avanti - ha detto il presidente dell’Unione Montana Ferazzoli. - Abbiamo recepito in maniera considerevole quanto è stato proposto dalla popolazione.

Però se l’alternativa è non fare l’opera, o farla fuori dalla sede prevista, ciò che viene richiesto non può essere soddisfatto.» Il progetto prevede tre lotti: per quello in territorio di Valstagna i lavori sono già stati consegnati, ora dovrebbe toccare a Campolongo e a seguire Pove. A metà febbraio potrebbero partire i cantieri e si procederà con lotti funzionali, con le variazioni concordate nel tratto di Pove.

Ultimo aggiornamento: 14:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA