Il presepe e l'albero nel Novecento,
così Ruggero ricordava le tradizioni

Giovedì 24 Dicembre 2015 di Claudio Strati
Il presepe e l'albero nel Novecento, così Ruggero ricordava le tradizioni

BASSANO - La tradizione del Natale nelle case di un tempo lui l'aveva conosciuta da vicino. Nella sua e in quella degli amici. Allora, quando era ragazzino, la città viveva praticamente racchiusa quasi tutta nel centro storico. E Ruggero Remonato, collaboratore del Gazzettino scomparso da pochi mesi, noto per i suoi articoli su "La nostra storia", a Natale ricordava, con pochi sapienti tocchi sulla carta del giornale, frammenti del passato della città nelle festività. Spesso aggiungendo la poesia di un autore bassanese (come il verso "Oggi è Natale, possiamo essere famiglia" di Eusebio Berna Vivian), più spesso affondando la memoria nei suoi ricordi vivi. Così, parlando di Bassano, riferiva un po' tutte le abitudini vicentine e venete.



Il presepe nelle case non mancava mai, scriveva riferendosi agli anni '40 e '50. La città era povera, le gente viveva in poche stanze, ma lo spazio lo si trovava sempre. Era semplice o ricco a seconda delle possibilità finanziarie delle famiglie, scriveva Ruggero, e ognuno si ingegnava: con figurine di carta incollate su cartoncino e ritagliate (un po' sul solco della tradizione dei Remondini), oppure le mamme si mettevano a cucire statuine di stoffa, o le realizzavano, avendo particolari capacità e abilità, in gesso e poi, dagli anni Sessanta, quando quell'arte diventò diffusa sul territorio, in ceramica. Inoltre il ceppo nel focolare delle case ed i falò accesi nelle campagne, scriveva ancora Ruggero, rappresentavano "il ricordo dell’arrivo del Messia sulla terra come luce verso la quale tutta l’umanità deve guardare".

Ruggero, da parte sua, grande conoscitore della ceramica e dei suoi artisti, per alcuni decenni commissionò ogni anno una statua di notevoli dimensioni in gres all'artista novese Poloniato. "Fammi un pastore così, una pecora così, un gruppo colà...". E in casa sua prendeva forma, ogni anno con un personaggio in più, un grande presepe artistico che occupava tutto lo spazio centrale del soggiorno salotto, visitatissimo dagli amici. Ma nelle sue ricerche s'imbattè anche in una foto molto storica dell'albero di Natale apparso a Bassano. La più vecchia che abbia mai trovato: correva l'anno 1927 e l'immagine ritraeva Toni Bettiati, un bassanese doc, fotografato insieme ad amici sotto un abete addobbato. Sicuramente, aggiunse Ruggero, arrivato secondo la tradizione anglosassone del movimento scoutistico di Baden Powell che Bettiati ed altri fecero sviluppare anche ai piedi del Grappa.

Non mancava mai, negli articoli di Ruggero, il ricordo del grandissimo presepe artistico dei padri scalabriniani, una realtà oggi con migliaia di visitatori, nata nel 1930 all'Istituto Scalabrini, che Ruggero sollecitava ad andare a visitare: "Quella è la massima espressione della tradizione locale del presepe - scriveva Ruggero Remonato - e vi sono rappresentati tutti i momenti più salienti della Bibbia e dei Vangeli".

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