Una giornata per non dimenticare
gli orrori, tra Costituzione e onori

Sabato 24 Settembre 2016 di Elena Ferrarese
Una giornata per non dimenticare gli orrori, tra Costituzione e onori
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BASSANO - «Stamattina ci siamo riuniti, abbiamo camminato, abbiamo reso onore e deposto le corone, chi di noi è credente ha pregato e celebrato; abbiamo svolto tutte queste azioni per fare memoria di un evento terribile. Nel 1944 a seguito del rastrellamento del Grappa, oltre ai morti nei combattimenti, oltre ai deportati, oltre alle torture, ci furono le vittime dell’eccidio: il 23 e 24 settembre furono fucilate 16 persone, il 26 ne furono impiccate 31, queste ultime dovettero subire anche lo scherno e il vilipendio». É iniziato così il saluto del sindaco Riccardo Poletto questa mattina al Castello degli Ezzelini in occasione delle celebrazioni del 72. Eccidio del Grappa, dopo il corteo per il Viale dei Martiri e la Santa Messa. 


Il primo cittadino, prima di introdurre il professor Marco Giampieretti, docente di Diritto Costituzionale all’Università di Padova invitato a tenere il discorso commemorativo, ha espresso tutta la sua soddisfazione nel vedere il numero eccezionale di studenti presenti alla cerimonia, «il segno più bello della manifestazione perché rappresentano il futuro». Molto applaudita l’orazione del professore che, sentendosi addosso tutta la responsabilità di cittadino e di costituzionalista, si è soffermato sui temi dell’antifascismo della Costituzione italiana e sulla sua “perdurante vitalità”, intaccata da «tentativi di manomissione particolarmente insidiosi, a partire dall’ultimo decennio del secolo scorso, tentativi non condivisi (mentre la carta appartiene a tutti, è nata da sacrifici comuni)». Ma anche sulla possibilità di riuscire a risvegliare l’interesse verso la politica e il bene comune, soprattutto nei giovani, per difendere la Costituzione e onorare il sacrificio dei partigiani. 

«La tragica vicenda dell’eccidio di Bassano che ha visto uccidere dei ragazzi dopo processi sommari, con i loro corpi martoriati esposti in pubblica vista, appesi agli alberi lungo il viale d’ingresso alla città, mi richiama alla mente le parole del politico, avvocato e accademico italiano Piero Calamandrei che parla di “morti senza retorica, con semplicità, come si trattasse di un lavoro quotidiano da compiere, per restituire all’Italia libertà e dignità”. Giovani che, di questo lavoro, si sono tenuti la parte più dura e difficile, quella di morire, di testimoniare con la morte la fede nella giustizia. A noi è rimasto un compito cento volte più facile, quello di tradurre in leggi il loro sogno di una società più giusta e umana». 

«La Costituzione italiana - continua Giampieretti - porta le firme di De Nicola De Gasperi e Terracini: un liberale monarchico, un democratico cristiano, un comunista marxista. Tre uomini di orientamento politico e ideali profondamente diversi che hanno trovato terreno comune nella decisione di voltare pagina rispetto alla dolorosa esperienza del regime, rovesciando completamente le politiche ideologiche che lo avevano caratterizzato. L’antifascismo della nostra carta costituzionale sta nei fondamenti e nell’architettura dello stesso sistema che mette al centro la persona umana con la sua dignità e i suoi diritti, e pone lo Stato al suo servizio».

«Ma la perdurante vitalità della costituzione - con i suoi valori necessari e intramontabili di democrazia, libertà, eguaglianza, solidarietà, pace e giustizia, che hanno radici profonde e esprimono l’essenza del popolo italiano - non dipende solo dalla qualità del testo della carta, ma soprattutto dalla responsabilità del popolo, di ogni singolo cittadino a cui la carta appartiene. Ai cittadini spetta la partecipazione attiva nel praticare la Costituzione che non è una macchina che una volta messa in moto viaggia da sé, bisogna metterci la propria volontà, impegno e responsabilità». 

 E proprio davanti ai giovani “millennial”, il professore ha sottolineato: «La democrazia non è un social network dove si interviene dicendo quello che si vuole, è uno strumento molto complesso e molto difficile che richiede impegno e fatica, studio e cultura. Bisogna iniziare a pensare alla Costituzione come un punto di riferimento non solo giuridico, ma anche culturale, e rispettare le sue leggi. Occorre un serio impegno di tutti nella ricerca costante della verità con spirito critico, coscienti delle proprie origini e pronti a imparare dalle esperienze del passato per costruire il futuro».

Ultimo aggiornamento: 19:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA