Ristrutturazione banche venete, un bagno di sangue per l'occupazione

Giovedì 23 Febbraio 2017
Giulio Romani (First Cisl)

VENEZIA - La ristrutturazione delle banche falcidia i posti di lavoro, sostiene il segretario generale di First Cisl Giulio Romani: «Il risultato è un nuovo calo dell'occupazione, destinato purtroppo ad accelerare a causa delle uscite previste dal piano industriale di UniCredit, che impatta in modo significativo sul personale proveniente dalle Casse di Risparmio venete che furono incorporate nella banca milanese, e degli inevitabili esuberi che scaturiranno dalla annunciata fusione tra Popolare Vicenza e Veneto Banca».

L'Ufficio studi di Firsl Cisl evidenzia che a settembre 2016 i dipendenti bancari attivi nel Veneto erano già scesi a 30.329 contro i 31.058 di un anno prima, con una flessione di ben 729 posti di lavoro.  L'altra faccia della medaglia è la banca virtuale, che nel Veneto continua a crescere, anche se pare difficile possa farlo ancora a lungo. La banca via internet è quasi arrivata a saturazione: in un anno, i contratti personali di home banking hanno visto un balzo del 9,1%, passando da 2,1 a oltre 2,3 milioni, numero che equivale al totale delle famiglie venete e al 45% della popolazione, mentre le connessioni dedicate alle imprese sono il 16,4% in più, essendo salite da 257 mila a 299 mila, dato che corrisponde quasi al 70% delle imprese venete. I distributori atm sono passati da 4.124 a 4.204 (l'1,9% in più), gli apparecchi pos da 157.240 a 169.699 (l'incremento è del 7,9%). 

 «A questo punto - sostiene Romani - occorre rinnovare i modelli organizzativi delle banche, ma anche riportare al centro dell'attenzione pubblica il valore sociale dell'attività bancaria a supporto di uno sviluppo  sostenibile, della salvaguardia del risparmio e del lavoro.

Il Veneto ha provato sulla propria pelle i disastri sociali cui si va incontro quando si perde questa prospettiva, che va recuperata anche ponendo precisi vincoli alla retribuzione dei manager, per evitare che si ripetano situazioni abnormi come quelle della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca». 

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