Annegata cadendo dentro al canale, il Comune citato in giudizio

Domenica 28 Maggio 2017
Annegata cadendo dentro al canale, il Comune citato in giudizio
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ROSÀ - «Come si può lasciare un canale artificiale completamente scoperto, con una grata che si interrompe e “scende” all'improvviso, senza alcuna segnalazione?». È sulla base di questa constatazione che i familiari di Giulia Salvalaio, in attesa di eventuali sviluppi sul fronte penale, hanno deciso di avviare un'azione civile nei confronti del Comune di Rosà per le responsabilità sul decesso della loro congiunta, avvenuto il 24 settembre 2016. L'anziana, 88 anni e originaria di Olmo di Martellago, nel Veneziano, soffriva di demenza senile e proprio per seguirla meglio la figlia, cinque anni fa, l'aveva presa in casa con sé e i suoi familiari, a Rosà. 

Giulia Salvalaio non aveva mai dato problemi particolari, ma quella notte – non l'aveva mai fatto - senza che nessuno se ne accorgesse è uscita di casa in vestaglia e pantofole, ed ha preso a vagare senza meta. Quando, al risveglio, la figlia non l'ha trovata nella sua stanza, dopo averla cercata invano ha allertato il 112 e sono scattate le ricerche da parte dei carabinieri della locale stazione, che si sono concluse in modo tragico alle 10 col ritrovamento del corpo senza vita dell'anziana immerso in una roggia in via del Lavoro, nella zona industriale di San Pietro di Rosà, a tre chilometri da casa. 

La dinamica della tragedia, confermata dal medico necroscopo del dipartimento di Prevenzione dell'Ulss 3 di Basano del Grappa, la dottoressa Annacatia Miola, sembra essere questa: l'88enne deve aver percorso il marciapiede di via Berga, ha svoltato a destra in via del Lavoro e qui deve aver camminato sulla paratia che inizialmente copre la canaletta a bordo strada, ma non si è accorta che all'improvviso la grata in acciaio piegava verso il basso e si interrompeva, scivolando contro la stessa e di qui nel rigagnolo sottostante, in un punto senza protezione. Ha battuto il capo (è stato riscontrato un trauma cranico), deve anche aver tentato disperatamente di riemergere (sulla grata sono rimasti i segni delle sue unghie) ma non ce l'ha fatta ed è annegata in pochi centimetri d’acqua tra le 6 e le 7. Una fine assurda che i familiari della vittima non accettano. A loro questa mancanza di protezione del canale, sottolineata anche nel rapporto dei carabinieri di Rosà che parlano di “roggia non protetta né segnalata da nulla”, è parsa subito grave.

Così, attraverso la consulente personale Daniela Vivian e l’appoggio alla società Stadio 3A, la famiglia i Giulia Salvalaio ha chiesto le coperture assicurative all’amministrazione di Rosà. Essendo stata rifiutata la richiesta dei danni e denegata ogni responsabilità - preferendo comunque aspettare gli sviluppi del procedimento penale aperto dalla Procura di Vicenza per il tramite del Sostituto Procuratore Hans Roderich Blattner - ha deciso di procedere sul fronte civile e nei prossimi giorni depositerà in Tribunale a Vicenza l'atto di citazione in causa nei confronti del Comune di Rosà.

Ultimo aggiornamento: 29 Maggio, 15:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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