Città del Vaticano - Tra tutti i misteri finora affiorati è quello più impenetrabile, perché va a toccare il cuore pulsante del sistema finanziario della banca del Papa accusata dalla Segreteria di Stato di essere «incompetente» e «scorretta».
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Il direttore dello Ior, Gianfranco Mammì fece anche partire la denuncia alla magistratura vaticana dando il via al maxi processo arrivato oggi alla 46esima udienza, con dieci imputati che devono rispondere di diversi reati tra finanzieri, sacerdoti, funzionari vaticani e il cardinale Angelo Becciu, all'epoca Sostituto alla Segreteria di Stato, accusato di peculato.
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Il presidente dello Ior, Jean Baptiste De Franssu ha risposto alle domande in aula, illustrando davanti alla corte che il mutuo avrebbe snaturato la banca, alterato gli equilibri finanziari interni. Il mutuo, a suo dire, venne negato «per non incorrere nella possibile accusa di riciclaggio». Inoltre, ha aggiunto, che non era mai stato fornito un parere positivo e definitivo in merito, ma solo una valutazione tipo interlocutorio. Cosa che però è stata confutata dai legali delle difese che hanno mostrato una lettera in cui si evidenzia da parte della vigilanza che il mutuo poteva essere concesso perché non alterava i parametri di liquidità dell'istituto.
In quel periodo in Vaticano ci fu una burrascosa riunione in Segreteria di Stato come viene evidenziato in un documento interno rivolto dal Sostituto Pena Parra al Segretario di Stato, Parolin. In questo scritto si spiega che la richiesta di anticipazione finanziaria pari a 150 milioni di euro, era utile ad estinguere il mutuo. Il Sostituto riassumeva per filo e per segno: «il 2 maggio 2019, dopo una lunga trattativa, la Segreteria di Stato otteneva il pieno possesso e controllo del palazzo (...) La transazione avveniva dopo aver ricevuto il nulla osta dell’AIF e dopo aver dato opportuna comunicazione all’autorità finanziaria inglese, la quale non opponeva alcuna obiezione e riconosceva la piena giurisdizione dell’autorità vaticana».
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Pena Parra aggiunge che si era «adoperato con il Direttore dello IOR ad ottenere un’anticipazione finanziaria che permettesse la gestione dell’asset, ottenendo ampie e ripetute assicurazioni al riguardo, nel corso di diverse udienze. Anche su questo punto, chiedevo il parere dell’AIF, trovando piena disponibilità e ricevendo sicure garanzie». Di seguito il 24 maggio il presidente dello Ior comunicava l’erogazione del credito richiesto, avendo ottenuto dall’Aif (l'authority finanziaria sull'antiriciclaggio ndr) tutte le rassicurazioni ma nel luglio, «come un fulmine a ciel sereno» si apprese che vi erano «diverse obiezioni sollevate. In particolare, ho saputo - scrive Pena Parra - della lettera del 10 giugno del Presidente De Franssu al Presidente Brulhart, con cui si chiedeva se l’ammontare di 150 milioni rientrasse tra gli atti che incidono in modo rilevante sulla dotazione patrimoniale dell’Istituto».
L'Aif rassicurava che l’operazione non avrebbe intaccato il patrimonio o la condizione dell’Istituto, «né la capacità dello stesso di svolgere professionalmente le attività di natura finanziaria». Ma nonostante tale rassicurazione De Franssu negava il finanziamento «perché intaccherebbe il patrimonio dell’Istituto».
A questo punto nella ricostruzione cronologica di Pena Parra non mancano gli interrogativi sul perchè una «richiesta di un’anticipazione creditizia si sarebbe dovuta trattare in tempi rapidi e certi. Invece, rammento che la richiesta risale al 4 marzo e la risposta definitiva al 9 luglio!».
Il Sostituto accusa i vertici dello Ior di avere «sollevato obiezioni capziose e pretestuose» dicendo che «la Segreteria di Stato non avrebbe titolarità e personalità giuridica per possedere e amministrare degli Immobili» e che «l’operazione potrebbe essere soggetta a un’inchiesta per riciclaggio di denaro. Al riguardo, ricordo soltanto - scriveva il sostituto al cardinale Parolin - che l’anticipazione creditizia è utile alla SdS per estinguere un mutuo pari a 128 milioni di sterline, che comunque dovrà essere pagato per legge il 20 aprile del 2020. Mi domando: quando la SdS pagherà tale somma, dovuta a un intermediario creditizio (Cheyne Capital), incorrerà nel riciclaggio di denaro? E ancora: come è possibile che, dopo 5 mesi di trattativa lo Ior non proceda a detta erogazione, mentre in sole 2 settimane, un altro Istituto bancario (internazionalmente riconosciuto) ha dato disponibilità al credito, dopo averne valutati i rischi, tramite una precisa e dettagliata comfort letter? »
Le accuse sono tutte pesanti e proseguono additando lo Ior di essere stato scarsamente trasparente. «Non ha indicato l’iter da seguire per ottenere il finanziamento e, dopo le diverse rassicurazioni, ha richiesto la documentazione necessaria all’approfondimento solo nella seconda metà del mese di giugno. Alla pronta risposta della Segreteria di Stato, che ha fornito tutti i documenti richiesti, purtroppo non si è dato alcun seguito».
Infine Pena Parra parla di scorrettezza istituzionale. «Mi spiace far rilevare alcuni atteggiamenti scorretti dal punto di vista istituzionale e poco rispettosi delle indicazioni dei Superiori della Segreteria di Stato» . Inoltre, aggiungeva «ho constatato una grave mancanza di professionalità e una scarsa collaborazione. A questo punto, comprendo la fuga di capitali in atto, soprattutto da parte degli Istituti Religiosi e mi domando: Oggi, a servizio di chi è lo Ior?» .