Impauriti, depressi, stanchi, senza risorse. «Sarà una Pasqua triste per i cristiani da queste parti. Inimmaginabile».
Alla Via Crucis solo i cattolici stranieri che vivono e lavorano in Israele possono prendervi parte: filippini, indiani soprattutto. «Chi vive in Cisgiordania è impedito. E' tutto molto triste: naturalmente guardiamo al futuro con la forza della fede ma la situazione si fa sempre più tragica, giorno dopo giorno» spiega il religioso.
Le notizie accertate dal Patriarcato sulla reale situazione della popolazione di Gaza confermano purtroppo la penuria alimentare. «Le informazioni che abbiamo sono verificate. Purtroppo i camion che sono arrivati pieni di viveri non sono sufficienti. Del resto basti pensare che nei giorni scorsi sono affogate ben dodici persone che cercavano di recuperare in mare i container lanciati dagli aerei. Gente disperata letteralmente. Non ci sono troppe parole per descrivere tutto questo. A Gaza c'è anche penuria d'acqua e c'è chi cerca di bere acqua del mare».
Il giorno di Pasqua la comunità cristiana celebrerà come da tradizione la messa al Santo Sepolcro. «Da Betlemme arriveranno in pochissimi. Anche in questo caso non sono stati dati i permessi richiesti, tuttavia al di là di questo aspetto non secondario, ormai anche per raggiungere in auto Gerusalemme è un lusso, la gente non ha soldi nemmeno per comprare il pane. Si sta davvero male».
Ci vorrebbe il ritorno dei pellegrini ma i pellegrini, ma non ci sono. «E' la paura che induce a non partire, a non venire qui. Ci sono poi anche pochi voli e con costi proibitivi. Speriamo si trovi una soluzione, a noi non resta che la preghiera».