Una storia lunga 500 anni. Venezia ricorda l'istituzione del primo Ghetto della

Venerdì 18 Marzo 2016
Una storia lunga 500 anni. Venezia ricorda l'istituzione del primo Ghetto della storia moderna. E Il Gazzettino, con il libro "Venezia e il Ghetto" scritto dallo storico Giovanni Distefano, (da sabato 19 marzo, in edicola, a 7.90 euro più il prezzo del quotidiano) offre ai lettori la possibilità di immergersi nella lunga storia degli ebrei a Venezia.
Istituito dalla Repubblica Serenissima il 29 marzo del 1516, l'antico quartiere ebraico della città è stato nei secoli non solo un luogo di segregazione, ma anche un punto di riferimento per la cultura ebraica e non solo. Numerosi gli scambi culturali con il mondo circostante e con il resto del Vecchio Continente. Una storia fatta di chiusure e di aperture. Come è noto fin dalla sua istituzione, in un'area periferica della città d'acqua, il Ghetto è stato anche un luogo identitario per antomasia; zona di rifugio per gli ebrei che fuggivano dalle persecuzioni e territorio di salvezza.
Certo, di notte le porte del Ghetto veneziano venivano chiuse per impedire agli ebrei di uscire, ma di giorno quelle stesse porte venivano aperte garantendo così una circolazione di persone, di merci, di cultura e di idee. Vera città nella città fino al 1797, quando con Napoleone abbattè proprio quelle porte affrancando gli ebrei. E qui sono state edificate le Schole, le sinagoghe che ogni gruppo di ebrei che aveva trovato asilo a Venezia decise di costruire per mantenere la propria identità e la propria tradizione. Qui, ancor oggi si possono ammirare le vestigia della Sinagoga Grande Tedesca, quella dei primi ebrei provenienti dal Centro Europa e poi via via le sinagoghe degli ebrei italiani; dei Levantini (Grecia, Turchia e Bacino del Levante) e i Ponentini, gli ebrei fuggiti dalla Penisola iberica per scappare alle persecuzioni annunciate dai re cattolici.

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