Il ritorno naturale del lupo sulle Alpi suscita interesse e timore, attrae e impaurisce.

Venerdì 18 Marzo 2016
Il ritorno naturale del lupo sulle Alpi suscita interesse e timore, attrae e impaurisce. Il tema è di attualità e se ne occupa la mostra che le Regole e il Parco d'Ampezzo hanno accolto nella sede della antica istituzione, nel centro di Cortina.
La mostra «Tempo di lupi. La storia di un ritorno» è aperta sino al 28 marzo, nella Ciasa de ra Regoles. L'esposizione itinerante è realizzata nell'ambito del progetto Life WolfAlps, che mira a individuare strategie utili ad assicurare la compatibilità fra il lupo e le attività economiche tradizionali.
Eventi riportati dalla cronaca riaccendono il confronto, sulla presenza del predatore. È accaduto sull'Appennino, dopo il ritorno del lupo in zone dalle quali era scomparso da decenni; succede nelle Alpi Occidentali, al confine fra Piemonte e Francia; si ripete nella Lessinia veronese, con accese polemiche. Oltre confine si discute nel Parco degli HoheTauern, nella regione di Salisburgo, in Austria. In quei luoghi si è stabilito di non attuare «alcuna reintroduzione attiva del lupo, ma un'accoglienza attenta, con misure di sostegno, per accompagnare il ritorno naturale del predatore». Non va quindi riportato con un'azione dell'uomo, come si è fatto per l'orso in Trentino, ma va accolto se ritorna spontaneamente.
La legislazione europea considera il lupo fra le specie più protette; ne fa riferimento la Convenzione delle Alpi, con un protocollo specifico. Si riconosce al lupo l'esigenza di un habitat sufficiente e adatto. Poi però, quando agisce secondo natura e assale un gregge o preda altri animali al pascolo, le reazioni sono violente. La mostra di Cortina affronta questi ed altri temi e problemi, nella convinzione che la società alpina debba imparare di nuovo a coesistere con il lupo.
Marco Dibona

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