Passioni e solitudini /Omosessualità:
quando il rifiuto porta al suicidio

Lunedì 12 Agosto 2013
Alessandra Graziottin
VENEZIA - Gay e disperato. Quanto solo si sentito il ragazzino di 14 anni che si suicidato a Roma perch nessuno a capito il suo dramma? Deriso, emarginato dai coetanei, si sentiva ancora pi vulnerabile perch la sua verit veniva ogni giorno umiliata e calpestata.



Gli adolescenti possono essere violentemente crudeli, fino ad indurre al suicidio. Scelto per disperazione, per perdita assoluta di speranza in un domani migliore. Per sottrarsi ad un tormento intollerabile in modo definitivo. E irreparabile. Da quanto tempo questo infelice ragazzo soffriva in silenzio per una differenza di emozioni e desideri che non riusciva a rivelare in famiglia?



È difficile essere se stessi. È ancora più difficile esserlo quando la propria verità è diversa da quella della maggioranza. O da quella che pensiamo sognata da chi ci ama. È molto difficile essere accettati quando si è diversi: perché si è gay, o si ha una pelle o una cultura diversa, o talenti diversi da quelli attesi in famiglia, o perché si ha un handicap che ci limita.



E tuttavia, si chiedono in molti: come mai suicidarsi proprio adesso, quando l’omosessualità è ormai accettata come una scelta normale e totalmente legittima? Attenzione, generalizzare è pericoloso e questo doloroso suicidio ne è la prova.



L’accettazione dell’omosessualità appartiene solo alle frange più colte ed emotivamente più aperte della popolazione. Per la maggioranza degli italiani l’inerzia culturale, la persistenza di vecchi stereotipi e modi di pensare e giudicare è ancora fortissima. Gli adolescenti che deridono con violenza e crudeltà i coetanei omosessuali ne sono un chiaro esempio. E in più, in tempi emotivamente difficili come questi crescono ancora di più intolleranze, razzismo, bisogno di aggregarsi per allontanare come minaccioso tutto ciò che si differenzia da noi e dalle nostre presunte verità.



Purtroppo altri ragazzi si sono suicidati in questi ultimi anni per la medesima ragione. E molti altri vivono in silenzio situazioni pesantissime di derisione e violenza emotiva se non addirittura fisica. Ha detto benissimo Papa Francesco alcuni giorni fa durante il viaggio in Brasile: «Dobbiamo abbandonare la cultura dello scarto. E scegliere la cultura dell’incontro». Solo se incontriamo l’altro, figlio, allievo, amico o fratello che sia, nella sua verità, possiamo davvero aiutarlo ad essere compiutamente e serenamente se stesso.



Si chiede una legge contro l’omofobia. Utile, ma non basta. È indispensabile che gli adulti tornino ad ascoltare: con le antenne del cuore, con lo sguardo, con la tenerezza, con la sollecitudine, prima che con le orecchie. Che imparino a riconoscere i segnali minimi di sofferenza, di emarginazione dal gruppo, di inquietudine. Ma come si può parlare di ascolto e di rispetto in una società in cui il dibattito pubblico e televisivo è dominato dall’assoluta incapacità di ascoltare, dall’intolleranza, dalla violenza, dalla volgarità, dall’aggressività, dalla diffamazione sistematica di chi non la pensa come noi? Con questi esempi, come possiamo pretendere che proprio i più giovani imparino a rispettare i compagni diversi? È un’autocritica profonda che dobbiamo fare, noi adulti, soprattutto coloro che sono più visibili. Perché sono quelli i modelli che i più giovani imitano.



Un ascolto sincero, accogliente, affettuoso della verità di questo ragazzo lo avrebbe salvato. Non l’averlo fatto è un’omissione di soccorso, che ognuno di noi ripete ogni giorno, tutte le volte che potrebbe ascoltare un dolore profondo e non lo fa. Intuisco lo strazio dei suoi genitori. Perdere un figlio per malattia o incidente è una tragedia. Perderlo per suicidio apre uno strazio infinito, lacerato dal peso di una responsabilità immane. Lo intuisco con commozione: il dolore è spaventoso. È difficile essere genitori. La terribile morte di questo ragazzo pone ad ogni genitore due domande: quanto conosco mio figlio? Quanto lo so ascoltare?
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 21:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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