Virtuale? No, reale: influencer alla resa dei conti. E dei contributi fiscali

L'AgCom lavora alle linee guida per inquadrare il lavoro e le entrate dei creator

Mercoledì 20 Marzo 2024 di Matteo Grandi
Virtuale? No, reale: influencer alla resa dei conti. E dei contributi fiscali

Numeri, numeri e ancora numeri.

Nel meraviglioso mondo degli influencer non esiste cosa che non sia scandita dai numeri. I follower, le impression (il totale delle volte che un post viene visualizzato), l’engagement rate (la percentuale di interazioni rispetto al numero totale di follower), il reach (il numero unico di persone che hanno visto un post), la grow rate (la velocità di crescita dei follower nel tempo), le views (le classiche visualizzazioni). Nell’universo dei creator tutto è tracciato e tutto lascia traccia. E questi numeri, scanditi con estrema precisione, generano altri numeri, ovvero il valore che i creator danno alla propria attività quando vengono ingaggiati dai brand per fare promozione e, di conseguenza, i loro guadagni. Ed è perlomeno curioso che in un mondo scandito così rigorosamente dalla dittatura dei numeri ci sia spazio per l’anarchia contributiva. Surreale che chi passa la vita a ostentare numeri si ritrovi poi a nasconderli al fisco. Paradossale e inspiegabile. Ma è quanto sta emergendo da una serie di accertamenti della Guardia di Finanza di Bologna.

Accertamenti che hanno portato alla luce 11 milioni di euro di redditi non dichiarati. Ironia della sorte: gli ufficiali sono riusciti a risalire ai presunti evasori proprio grazie ai loro numeri social. Hanno prima cercato gli influencer bolognesi con maggior numero di follower e con la maggiore capacità di coinvolgimento della fanbase. E hanno poi messo a confronto queste attività con i redditi dichiarati dai creator. In una realtà in cui a dettare le regole sono proprio i numeri, il rapporto fra performance social e guadagni è praticamente un’equazione. Non a caso la GdF usa da sempre questo metodo.

Ma la cosa più sorprendente (posto che gli illeciti andranno comunque confermati e dimostrati) è stata quella di scovare persino due ragazze molto attive su Onlyfans letteralmente non pervenute agli occhi del fisco. Insomma, in vetrina per attirare follower a pagamento nel mondo virtuale, ma ben nascoste nel mondo reale. Se di svista si è trattato è una svista piuttosto grossolana. Eppure, equazioni e paradossi a parte, la tracciabilità dell’attività degli influencer in rete nonostante la cartina tornasole rappresentata dai numeri è un ambito complesso che coinvolge vari parametri e metriche. Per questo anche la legislazione sta cercando di inseguire dei punti fermi. Dal primo gennaio di quest’anno, per esempio, è stata introdotta una norma che obbliga le piattaforme digitali con sede legale in Italia e all’estero a trasmettere le informazioni all’Agenzia delle entrate. Ma si tratta pur sempre di norme che poi necessitano di tempi tecnici di attuazione e di effettivo recepimento. Il tutto mentre c’è in ballo sul tavolo dell’AgCom - più attuale che mai - il tema delle Linee Guida destinate agli influencer per il rispetto delle disposizioni del Testo unico dei servizi media audiovisivi da parte degli stessi content creator. Una prima risposta normativa per inquadrare l’attività degli influencer assoggettandoli al rispetto delle disposizioni applicabili del Testo Unico. Regole chiare, sanzioni e fari dell’opinione pubblica puntati contro. In uno stato di diritto bisogna fare attenzione a tenere ben marcato il limite fra la necessità di trasparenza e la caccia alle streghe. Ma se oggi la reputazione degli influencer non è al suo massimo splendore, dopo i tanti casi di cronaca che ci hanno accompagnati in questi mesi, non ultimo questo dell’evasione, la colpa non è della gente invidiosa e cattiva, ma di chi non ha saputo incarnare il proprio ruolo con correttezza e responsabilità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 07:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci