Facebook aiuta a vivere più a lungo: lo studio sui social è sorprendente

Mercoledì 2 Novembre 2016
Facebook aiuta a vivere più a lungo: lo studio sui social è sorprendente
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Facebook aiuta a vivere più a lungo, ma solo se serve a mantenere e a migliorare le relazioni interpersonali 'reali', non quelle virtuali. Almeno secondo un megastudio su 12 milioni di utenti della 'rete sociale' inventata da Mark Zuckerberg.

L'indagine - tengono a precisare i ricercatori della University of California San Diego e di Yale, pubblicato sui 'Proceedings of the National Academy of Sciences' - è però un lavoro di associazione e non individua un rapporto diretto di causa-effetto, almeno per il momento.

In pratica gli studiosi confermano quanto la scienza ormai certifica da qualche tempo: chi ha forti relazioni sociali vive più a lungo. Documentando però per la prima volta il contributo che i social media possono dare alla rete di conoscenze. Il team ha misurato l'attività on line del loro ampissimo campione per 6 mesi, mettendo a confronto i dettagli raccolti sulle persone rimaste in vita per tutto il periodo con quelli dei partecipanti poi deceduti.

Il primo dato emerso è che chi ha una pagina Facebook vive più a lungo di chi non è sul social. Un utente registrato ha infatti il 12% di possibilità in meno di perdere la vita rispetto a chi non usa il sito. Ma si tratta di una misurazione troppo 'secca', avvertono gli studiosi, che potrebbe essere influenzata da fattori economici e sociali fra utilizzatori e non utilizzatori. Andando più a fondo gli esperti hanno rilevato come chi è su Facebook e ha il maggior numero di 'amici', vive di più rispetto a chi ne ha di meno.

Ma la longevità sembra essere influenzata soprattutto da quanto nella vita reale queste relazioni si concretizzano e arricchiscono l'esistenza delle persone: nella misurazione è infatti stato incluso anche il numero di post e foto pubblicati con persone amiche su Facebook e anche fuori. "Ciò che accade sui social network è molto importante. Ma si tratta di uno studio iniziale che dovrà essere approfondito per arrivare a dare delle raccomandazioni generali", concludono i ricercatori.
Ultimo aggiornamento: 13:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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