È sempre più polemica sull’illuminazione rosa del “paretone” del Gran Sasso per salutare la prossima tappa del Giro d’Italia.
«Si sarebbe vista dal Conero fin giù a Vasto per la durata di qualche ora – ha riferito rammaricato Matone - un veicolo pubblicitario enorme per il nostro territorio a livello nazionale ed internazionale. Del resto, la stessa cosa è stata fatta sulle Tre cime di Lavaredo o sul Cervino, lato Svizzera, perché da noi no?».
Quando di mezzo c’è un tema ambientalista di questa portata la querelle assume sempre toni accesi come è stato in questi ultimi giorni, soprattutto sui social, tra offese e rivendicazioni: non sono mancati nemmeno riflessi sui media nazionali. Purtuttavia Matone, tra singulti di rabbia durante la conferenza stampa di ieri mattina in Provincia di Teramo, ha segnalato «un atteggiamento intimidatorio non più sopportabile da parte del Parco verso la nostra idea: non si può permettere di offendere la dignità degli enti» ha riferito.
E tema per tema ha voluto ribattere alle istanze del Parco: «Non è vero che provoca inquinamento luminoso, la luce, tramite tecnologia Xenon, sviluppa solo 3,6 lux, quella della sole arriva a 12 mila, quindi un’inezia. Non dà fastidio alla fauna perché sopra i 1500 metri, verso cui è diretto il fascio di luce, non ve n’è, non ci sono lupi, camosci, cervi, aquile ma sono nel bosco sottostante; gli effetti sonori poi sono irrilevanti; purtroppo ora il tempo è scaduto, non si può fare più niente». Inoltre, Matone solleva eccezioni di competenza: «Spettava al Comune di Isola del Gran Sasso autorizzare l’evento».
Sulla diatriba è intervenuto anche il presidente della Provincia: «In tutte le altre montagne - ha spiegato Camillo D’Angelo - vi sono illuminazioni, si fa lo zip line, assieme a tante altre attività, qui da noi non si può fare nulla. Da una parte c’è chi propone dall’altra chi nega a prescindere, manca collaborazione da parte del Parco, solo divieti. Questa sarebbe stata un’iniziativa volta a far conoscere il nostro territorio, le aree interne che stanno morendo, senza servizi come ad esempio le coperture telefoniche a Valle Castellana. Dopo 50 anni, tornava ai Prati di Tivo la tappa del giro, poteva essere un biglietto da visita dei nostri monti, questo per mancanza di collaborazione tra enti». L’uomo del Giro d’Italia, Maurizio Formichetti di Rcs, chiude così: «Le illuminazioni del Monte Cervino, delle Tre cime, sono lì a testimoniare la bontà dell’idea».