Il commento/ Le nuove comiche di Viale Mazzini

Venerdì 1 Gennaio 2016 di Mario Ajello
La comicità irrompe nel servizio pubblico. Ma se fosse stata programmata non sarebbe venuta così bene. Considerando la crisi creativa di cui sembra patire la Rai da un po’ di tempo. Nello show di Rai Uno a Capodanno, si sono toccati vertici di umorismo involontario. E il colmo, l’acme, il trionfo della comicità autolesionista si è avuto nella scena del countdown andato in tilt davanti agli occhi di milioni di italiani. Per cui il Capodanno di Viale Mazzini è arrivato con un minuto di anticipo rispetto a quello del resto del mondo e delle altre dirette tivvù. Nelle quali la mezzanotte è restata mezzanotte così come - vedi la scena cult di Cesare Zavattini - il buongiorno significa ancora buongiorno. Siamo in un film di Fantozzi?



Magari! L’inconsapevole modello però è quello. In una gag di una celebre pellicola di Paolo Villaggio, la mezzanotte viene anticipata di un’ora in un veglione sgarrupato - più o meno sgarrupato di quello della rete ammiraglia? - per permettere al direttore d’orchestra di andare a esibirsi a un’altra festa. Anche in Rai, nell’“Anno che verrà”, questo il titolo dello show-gaffe dell’altra sera, qualcuno aveva fretta di andare via, per brindare e sparare qualche botto (oltretutto vietato) in famiglia? Qualcun altro voleva correre via da Matera, perché lo aspettavano a una festa in un locale di Foggia o in una baita della Marsica in mezzo alla neve che non c’è? I pasticci con il tempo dell’ultimo dell’anno, possono vantare un’opera geniale: “L’immorale”, in cui Ugo Tognazzi, musicista dell’orchestra Rai, la notte del 31 finge con la moglie che il concerto già registrato sia invece in diretta televisiva e così trascorre la mezzanotte insieme alla bellissima amante.

La differenza è che questa Rai sembra incapace di architettare alcunché. E finisce preda e vittima di se stessa. Derisa in mondovisione e sbeffeggiata sui social. Per esempio così: «Per colpa de #lannocheverrá, questo anno di m... avrà 24 ore e un minuto in più». Non ne è andata bene una. La gaffe dell’orologio e poi? La bestemmia in sovraimpressione piovuta da Taranto. Arrivano centinaia di migliaia di sms, qualcuno - anzi più di qualcuno - dovrebbe leggerli e filtrarli prima di mandarli in onda. C’era una sola sventurata persona ad occuparsi della cosa oppure decine di nullafacenti, magari ben pagati? “Errore umano”, è la giustificazione dell’azienda e il responsabile è stato rimosso. Oppure c’entra anche la logica del risparmio? La spending review è sacrosanta, ma forse non andrebbe fatta sui controlli riguardanti una macchina infernale come quella della rete e dei commenti a ruota libera inviati via sms.

La Rai, accusata di essere vecchia, se si vuole adeguare al passo e al flusso dei tempi social, deve essere in grado di farlo.
E di dotarsi dell’organizzazione giusta per evitare scivoloni come questo della bestemmia. O quello dell’insulto all’ex ministra Fornero. O quello del finale dell’ultimo Star Wars, svelato da un sms di uno spettatore, divertito e consapevole di poter ridicolizzare oltremodo un sistema scoppiato insieme ai botti di Capodanno. Già prima di cominciare, la serata s’intuiva non facile. Claudio Lippi, che doveva condurre con Amadeus, si è sentito male e ha dovuto dare forfait. Tanti auguri a lui. E Lucio Dalla, se avesse immaginato tutti i pasticci e le sfortune di questa trasmissione ispirata alla sua canzone, magari avrebbe scelto di non scriverla. Ma per fortuna lo ha fatto. Descrivendo in anticipo ciò che sta accadendo nel servizio pubblico: «L’anno vecchio è finito ormai / ma qualcosa ancora qui non va».
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