Amore e morte: ecco il cuore di "Andrea Chénier" alla Scala

Giovedì 7 Dicembre 2017 di Marco Boemi
Amore e morte: ecco il cuore di "Andrea Chénier" alla Scala
L' Andrea Chénier di Umberto Giordano apre stasera la stagione della Scala. Andata in scena per la prima volta al teatro scaligero il 28 marzo 1896, mancava dal teatro da 32 anni: l’ultima volta è stata eseguita nel 1985. Ma che opera è? Dici Andrea Chénier e subito pensi al salotto della bisnonna fra centrini, rosolio e la foto del bisnonno alpino: un profumo di Italia umbertina a metà fra muscolature carducciane e ripiegamenti crepuscolari, trionfante nel verismo in musica. Un gusto strappalacrime e strappapplausi dove c’è poco spazio per raffinatezze e introspezioni e tanto per i cantanti in gara di decibel con l’orchestra. La storia ha per sfondo la Rivoluzione francese, che però è solo un pretesto per il più classico dei triangoli - tenore ama soprano amata da baritono - fra duelli, delazioni e sacrifici fino allo scoppiettante epilogo con la protagonista che si sostituisce a una povera disgraziata, condannata a morte, che prima di salire sul patibolo assieme all’amato grida il più spettacolare dei finali operistici: «Viva la morte, insieme!». Con un lunghissimo acuto su cui si innestano piatti e tromboni per il gran finale, e qui non c’è remora critica che tenga, o intellettuale, che si possa frapporre agli ululati entusiasti del pubblico che esplode come a un goal della Nazionale (merce rara ultimamente...).

IL VERISMO
Il fatto è che Chénier, come tutto il verismo, punta dritto alla pancia della gente perché Giordano come Mascagni, Leoncavallo e Cilea, sa perfettamente quello che la gente desidera e non si pone problemi nell’offrirglielo.

LA TRAMA
Abbiamo dunque un poeta appassionato Andrea Chénier appunto che parla di amore alla vigilia dello scoppio della rivoluzione in una casa aristocratica di dame civettuole e dami incipriati. Il famigerato Improvviso, grande cavallo di battaglia di tenori, che mischia insieme accuse agli ecclesiastici, sapor panico della natura, sdegno per la povertà non aiutata, vaghe profferte amorose alla figlia della padrona, Maddalena, che, unica nella folla, guarda il poeta con occhi inteneriti. Poi  Maddalena che, defraudata di tutto, con la Rivoluzione si nasconde per chiedere aiuto al poeta che un giorno l’ha guardata, appunto, con amore pronto a deflagrare (in questo caso canterà la più bella aria dell’opera, resa indimenticabile dal film Philadelphia dove un quasi morente Tom Hanks si beava sentendola cantata da Maria Callas, e che consegna alla leggenda il più sconclusionato verso operistico: "La mamma morta mi hanno a la porta della stanza della mia...", dove non si capisce cosa hanno fatto della mamma). Gerard, l'antagonista, un baritonone vecchio stampo che fa carriera, e da maggiordomo diventa capopopolo, e prima vuole vendicarsi di Chénier che ha l’amore di Maddalena, poi si commuove per il suo dolore e prova a salvarlo per poi essere clamorosamente ignorato dal Tribunale che decreta la morte del poeta per un supposto alto tradimento (ma non senza lasciargli tempo di cantare un’altra aria travolgente, Nemico della patria, che ne decreta spesso il trionfo vocale).

Anche i personaggi minori sono furbescamente ritratti: su tutti, la vecchia Madelon che consegna il nipote alla causa della Rivoluzione e ne offre la vita per la Francia anche se è l’ultima cosa che ha nella vita (chissà che ne pensa il nipote).

LA SCALA
Tutta questa materia incandescente approda alla Scala dopo anni di assenza e dopo aver visto trionfare nel ruolo del titolo gente come Corelli, Carreras e del Monaco (non Domingo che alla Scala ha cantato invece Fedora, e non Kaufmann che ne è oggi il migliore interprete). Un peso non da poco per Eyvazov che qui debutta anche se potrà contare sull’aiuto amoroso della superstar Anna Netrebko, che di certo non tremerà, ed essendo la compagna di vita del tenore, lo sosterrà nella difficile prova. Luca Salsi è una certezza come Gerard e il maestro Chailly è quanto di meglio dal podio ci si possa aspettare per questo melò appassionato e roboante.
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