25 aprile: un rituale che ancora divide, vittima di strumentalizzazioni

Sabato 3 Novembre 2018 di Mario Ajello
Avrebbe meritato di più il 25 aprile.
Invece, ha dovuto e ancora deve sopportare strumentalizzazioni di tutti i tipi. E’ diventata la festa da cui l’Anpi vede di continuo il ritorno del fascismo. Ci si divide - tragicomico! - tra sinistra filo-palestinese e Brigate ebraiche nel giorno della Liberazione, almeno nelle sue ultime edizioni. E che dire di quando, dopo il terremoto abruzzese, Silvio Berlusconi si presentò sulle macerie il 25 aprile avvolto nel fazzoletto rosso dei partigiani? Superiamo le vecchie divisioni, ora l’Italia la ricostruisco io: fu il senso del suo famoso discorso di Onna. Lui che del 25 aprile, da premier e da leader politico, prima e dopo di quello show si è sempre infischiato. E il 25 aprile del ‘94? Altra tappa del maltrattamento di questa data. Un mese prima il Cavaliere con Fini e An aveva vinto le elezioni, e nell’anniversario della Liberazione tutti in piazza sotto la pioggia, a Milano, per gridare contro l’Uomo Nero: «Ora e sempre Resistenza! ». Ma fin dall’inizio il 25 aprile è stato manipolato. Questa è infatti la data del proclama d’insurrezione del ‘45, non quella della Liberazione effettiva, che è il 28, con la parziale resa dei conti e la fucilazione dei gerarchi. Per sterilizzarne almeno un po’ il senso fratricida, si usò questo inutile espediente. Ma resta una festa che divide.
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