«L’Europa è un passo indietro nel contesto internazionale perché è disunita», nonostante i numeri macroeconomici e di innovazione siano da prima linea.
«In Europa si parla sempre di tante regole e altrettante iniziative. Ma non basta soltanto avere una visione comune: serve un piano per realizzarla per sfruttare le grandi potenzialità che ha», ha spiegato l’ad. E ancora: «Purtroppo la guerra ci ha insegnato che o ci muoviamo insieme o non andiamo da nessuna parte». E invece l’Europa può andare lontano e l’Italia può svolgere un ruolo importante in questa direzione». Non tutta l’Italia sa vendere però bene il suo marchio. «Ritornando su Milano e imparando a conoscerla posso dire che la città ha una grande organizzazione e un’ottima reputazione. Inoltre crede che le cose si possano conseguire», ha puntualizzato. Qualcosa che «più ci spostiamo verso Sud più manca. Un esempio per tutti. «Tornato a Napoli dopo gli anni lontani della privatizzazione del Banco», ha detto l’ad, «ho ritrovato una città modernizzata.
Molte delle start up più innovative sono nate proprio lì». Ma nello stesso giorno, ha ammesso «un grande fondo di investimento internazionale mi ha detto che non intende guardare a un Sud in cui le cose non funzionano». Ebbene, «questo è semplicemente un preconcetto» per Orcel. Ma è certo che «le imprese al Sud non si vendano nella stessa maniera».