I tassisti italiani incrociano le braccia e scendono in strada.
Ieri mattina a Roma hanno fatto sentire la loro voce a suon di bombe carta, petardi e scie di fumogeni rossi, con un corteo che voleva essere un po’ il momento clou di una due giorni di agitazione che continuerà anche oggi. Alla fine della manifestazione i tassisti napoletani si sono staccati e hanno tentato di raggiungere Palazzo Chigi. Lì però l’assalto è riuscito male e le forze dell’ordine li hanno fermati. Tutto si è concluso con il lancio di qualche bottiglietta di plastica e cori da stadio contro il governo. Delle circa mille persone che hanno partecipato al corteo, solo un centinaio ha tentato di avvicinarsi e ancor meno, poi, ha finito la sua protesta in un picchetto in piazza Santi Apostoli, a pochi passi dalla Prefettura di Roma.
Secondo Claudio Giudici, presidente nazionale di Uri Taxi, l’adesione alla mobilitazione su base nazionale è stata intorno al 95%. E gli effetti dello stop delle auto bianche si sono visti in molte città: a Roma, Napoli, Milano, lunghe file alle fermate degli autobus, letteralmente prese d’assalto, specialmente nelle zone del centro e all’uscita delle stazioni ferroviarie.
IL TEMA
La richiesta dei tassisti che il governo ritiene irricevibile è lo stralcio dell’articolo 10 del disegno di legge sulla concorrenza. Articolo che affida al governo stesso, attraverso una delega, il compito di riordinare tutto il settore del “trasporto pubblico non di linea”.
Le 48 ore di protesta non piacciono agli utenti del servizio. «Questo non è uno sciopero contro il governo, questo è uno sciopero contro i cittadini e contro gli utenti - dice Furio Truzzi, presidente di Assoutenti - I tassisti non hanno la nostra solidarietà perché hanno colpito in modo grave chi deve muoversi in città, peraltro in violazione della legge Garanzia degli scioperi. Non possiamo essere solidali con chi va contro un miglioramento della qualità dei servizi». «Come Assoutenti - aggiunge - riteniamo che la polemica sia strumentale: l’articolo 10 tiene conto degli interessi di tutti, ed è comunque di tutta evidenza che ci voglia una riforma. Ai tassisti diciamo: fermate lo sciopero».