L’auto della giornalista del Tg1 Cinzia Fiorato, e del suo compagno, l’avvocato Vincenzo Iacovino, bruciata in pieno centro a Monterotondo.
IL ROGO
L’altra notte, la Rover parcheggiata in piazza della Libertà, a poche decine di metri della sua abitazione, ha preso fuoco andando completamente distrutta e danneggiando le due macchine parcheggiate di fianco. «Questo è il vero mondo che sta dietro la “movida” di Monterotondo – scrive la giornalista sulla sua pagina Facebook - oramai Monterotondo è in mano alla malavita e questa gravissima azione intimidatoria e ritorsiva intende sicuramente silenziare la nostra attività di denuncia delle infiltrazioni criminali nella vita notturna della città. Chi sperava con questo atto criminale di fermarci si sbaglia.
Ora siamo ancora più determinati nella nostra operazione di ripristino della legalità e tutto questo diventerà di dominio pubblico nazionale. Anche l’amministrazione comunale di Monterotondo e il suo sindaco dovranno renderne conto. So che esiste una parte buona della città e che le persone per bene sono ancora la maggioranza. Mi rivolgo a loro e chiedo un atto di dignità e di coraggio. Ribelliamoci a tutto questo, facciamo sentire forte la nostra voce».
Il sindaco di Monterotondo, nel condannare l’episodio e nell’annunciare un nuovo regolamento per il centro storico, si difende: «Respingo ogni accusa di “inadempienza commissiva ed omissiva” riguardo a fenomeni di delinquenza comune legata alla cosiddetta “malamovida” o, peggio, qualsiasi allusione riguardo presunte responsabilità indirette o “morali” per quanto accaduto, mie, delle forze dell’ordine e dell’Amministrazione comunale, invitando chiunque, in qualunque forma, a non farsene irresponsabilmente interprete». Solidarietà alla collega da molti concittadini, da colleghi e dall’associazione Stampa romana: «Questa notte l’auto di proprietà di Cinzia Fiorato e del suo compagno - si legge in una nota di Asr - è stata distrutta in un incendio a Monterotondo. Chiediamo agli inquirenti di fare piena luce sulla dinamica e assicurare protezione alla collega».