L’ha tradito il desiderio irrefrenabile di apparire e vantarsi delle sue scorribande sui social. Così quella storia pubblicata su Instagram che lo ritraeva in auto in un’area di sosta tra Roma e Napoli subito dopo l’ennesimo colpo, con il volto soddisfatto, facendo il segno della vittoria con le dita, ha finito per inchiodarlo alle sue responsabilità e a portare gli inquirenti direttamente da lui.
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LA BATTERIA
L’altro giorno, invece, a notificargli la nuova misura cautelare sono stati gli agenti del commissariato Porta Pia sulle sue tracce dopo il raid ai danni di una 73 anni del quartiere avvenuto il 10 gennaio scorso. Non era stato il solo ad agire, però, tanto che le indagini stanno proseguendo per inchiodare anche agli altri componenti della “batteria” che da Forcella nel centro storico napoletano farebbe la spola con alcune delle principali città del centro e nord Italia per mettere a segno vecchie e nuove truffe. Foraggiando coi proventi la bella vita tra champagne e bagni rigeneranti nelle spa, come ampiamente documentato sempre dai social.
L’11 gennaio Franca, accompagnata dalla figlia, sporge denuncia agli agenti di via Forlì. Racconta quello che è ormai un copione. L’anziana il giorno prima viene contattata sul telefono fisso di casa da un tale “maresciallo Primo” che l’avvisa di un incidente provocato dalla figlia in strada: «Signo’ ha investito una donna, è grave. Rischia la galera, tra poco sul cellulare la chiamerà l’avvocato Tosini per il risarcimento del danno quantificato in 14.800 euro. Se non paga va dentro». L’anziana è spaventata, risponde che tutti quei soldi non li ha. Squilla il suo telefonino e dall’altra parte il presunto avvocato la convince anche a mettere insieme contanti, gioielli e orologi da consegnare a un suo emissario che da lì a poco sarebbe arrivato. Ed eccolo: un giovanotto, anche lui con accento napoletano, che si fa consegnare tutto. Senza scrupoli, senza un briciolo di pietà per quella vecchina terrorizzata e con problemi di salute, la convince a mettere nelle sue mani 2800 euro in contanti e preziosi per un valore complessivo di oltre cinquantamila euro. Tra questi un orologio Cartier, una fedina in oro bianco con brillanti, bracciali, diversi anelli e un collier. Quindi si dilegua. In quei minuti Franca non ha potuto né avvisare le forze dell’ordine, né sincerarsi dei fatti con la figlia, perché la banda tiene occupate entrambe le sue linee telefoniche.
LE PROVE
Franca non è in grado di descrivere il ragazzo entrato nel suo appartamento, ma dalle telecamere dell’abitazione, gli agenti estrapolano alcuni frame. Le immagini comparate con quelle nei database delle forze dell’ordine indicano un possibile nominativo: Pirro. Ma è dall’analisi dei suoi profili social che i poliziotti hanno la prima conferma: i video pubblicati nelle stories girate alle porte di Roma non lasciano spazio ai dubbi: il 28enne indossa anche gli stessi abiti del raid in casa della signora Franca. Non basta. Pirro, in compagnia di tale Ciro Riso, risulta in un controllo effettuato dai carabinieri di Jesolo a febbraio dopo la segnalazione della presenza di due sospetti truffatori campani in zona. Nello stesso periodo viene anche fermato ad Arezzo per fatti simili. L’8 febbraio poi, in particolare, il 28enne viene intercettato sul treno ad alta velocità per Napoli dopo avere commesso la truffa in provincia di Rovigo. In quella circostanza, trattenuto negli uffici della Polfer, gli investigatori di Porta Pia lo raggiungono e ne acquisiscono le immagini. Anche questa volta indossa alcuni degli stessi abiti. Tutti gli elementi raccolti arricchiscono le prime informative già inviate in Procura. Per il gip la condotta dell’indagato «svoltasi con totale assenza di scrupoli e in danno di un soggetto vulnerabile, peraltro tramite l’impiego di una tecnica molto insidiosa» è tale da richiedere la misura cautelare in carcere per il reato di estorsione pluriaggravata in concorso.