Sorelle bruciate sul camper a Roma, Seferovic: «Non le ho uccise, ero altrove»

Domenica 4 Giugno 2017 di Valentina Errante
Sorelle bruciate sul camper a Roma, Seferovic: «Non le ho uccise, ero altrove»

È stato interrogato questa mattina nel carcere di Torino, durante l'udienza per la convalida del fermo,  Serif Seferovic, il giovane rom accusato di avere appiccato il fuoco al camper della famiglia Halilovich e di avere ucciso tre sorelline: «Non sono stato io, non le ho uccise, quella notte ero altrove, a Prati Fiscali, con la mia famiglia». E mentre continuano le ricerche del fratello, anche lui indagato per omicidio plurimo, tentato omicidio e incendio doloso e fuggito in Serbia, la Squadra mobile lavora anche sulla rete di complicità all'interno dei clan, che avrebbe consentito ai due accusati di lasciare Roma dopo la strage, altre persone coinvolte che potrebbero avere contribuito alla pianificazione dell'attentato e comunque protetto i due presunti assassini.
 



Serif, già condannato per lo scippo di Yao Zhang, la giovane cinese investita da un treno mentre inseguiva i suoi assalitori, sarà trasferito nella Capitale. Martedì, al polo Tuscolano, sono previsti esami dattiloscopici, esplosivistici e genetici, accertamenti irripetibili, in vista dei quali l'avvocato di Seferovic, Gianluca Nicolini, potrebbe scegliere di nominare tecnici di parte. Saranno accertamenti fondamentali, soprattutto per il fatto che l'identificazione è avvenuta confrontando il video del lancio della molotov con i dati antropometrici di Seferovic, già a disposizione della polizia.

GLI ACCERTAMENTI
Mentre i pm Pier Filippo Laviani e Antonio Di Maio cercano i presunti complici della strage, anche l'avvocato Nicolini prova a trovare un elemento che escluda il suo assistito dall'elenco dei sospettati. «Quella sera, Serif era in tutt'altra zona - dice - stiamo cercando di capire gli indirizzi esatti dei luoghi in cui si trovava il mio assistito. L'ultima volta che l'ho sentito mi ha detto che lui è del tutto estraneo ai fatti, che si trovava con i suoi familiari in tutt'altra zona, a Prati Fiscali. Per questo adesso stiamo cercando di ricostruire i suoi spostamenti». Ma non è chiaro se le prove che il giovane rom sostiene di potere produrre a propria discolpa siano già state valutate dalla squadra mobile e dalla procura. 

 

Ultimo aggiornamento: 5 Giugno, 08:10