Roma, la strage di pini e platani che erano considerati sicuri

Martedì 30 Ottobre 2018 di Lorenzo De Cicco
Roma, la strage di pini e platani che erano considerati sicuri
A schiantarsi sull'asfalto e sulle sventurate macchine posteggiate tutt'intorno, ieri sono stati anche gli alberi appena bollinati dal Campidoglio. Quelli «monitorati», come dice il Comune, negli ultimi mesi. «Tutto ok», avevano sentenziato i tecnici esterni reclutati, dopo una trafila burocratica dai tempi inverosimili, sul finire dell'anno passato. E invece pini e platani sono venuti giù all'Eur come a Monteverde, o sull'Appia. Viene da chiedersi: come è stato possibile? Colpa della ventata «straordinaria» di questi giorni o del fatto che il verde pubblico di Roma, da anni, è lasciato alla sciatteria e all'incuria, con le gare per la manutenzione che rimangono inceppate nella macchina burocratica di Palazzo Senatorio e i giardinieri pubblici che sono ridotti all'osso, dopo una sequela di tagli (al personale, non alle piante)?
 



ETÀ MEDIA ALTA
Qualche numero: Roma ha 330mila alberi, all'incirca 130mila sono disseminati sulle strade, il resto nei parchi e nelle grandi ville. L'età media? Alta, 60 anni e nelle zone più centrali si scavalla quota 80-90, che spesso coincide col fine vita. Insomma, la situazione è ingarbugliata e lo è da tempo, anche perché gli uomini del Servizio Giardini sono stati decimati: oggi sono 180, all'inizio del 2000 erano un migliaio abbondante. La giunta grillina di Virginia Raggi sta provando a invertire la tendenza, ma coi paletti del turn-over, per ora è riuscita a reclutare una cinquantina di giardinieri. Pochi, per tenere a bada la città più verde d'Europa.
 
 

Non aiuta la lentezza con cui vengono assegnate le gare. Le due maxi-commesse per sfrondare alberi e cespugli, pensate addirittura per il Giubileo del 2015, tre anni fa, non sono ancora state aggiudicate. Ecco allora, spiega Carlo Blasi, professore di Ecologia vegetale e Conservazione della natura all'università La Sapienza, «che le carenze gigantesche nella manutenzione possono sicuramente avere facilitato i crolli. Non bisogna nascondersi dietro all'idea dell'evento eccezionale - sostiene - La verità è che il verde pubblico di Roma, che sicuramente è difficile da amministrare date le sue dimensioni, va curato. E oggi non è così. Gli alberi in città cadono anche con venti molto più leggeri di quelli che si sono visti nelle ultime ore. Mancano i fondi, i giardinieri pubblici fanno miracoli ma sono pochissimi. E questa arretratezza ha il suo peso».

Sembra pensarla allo stesso modo Franca Mangianti, presidente di Unimet (Unione Società Meteorologiche Italiane): «Questo vento può essere classificato come un episodio eccezionale, anche se altre zone d'Italia avevano un livello di allerta più alto di Roma. Ma è improprio parlare di tromba d'aria e non si può negare che gli alberi della Capitale stiano male. Non c'è dubbio che con una manutenzione adeguata i danni sarebbero stati molto più limitati, non avremmo visto questa strage». Le potature su larga scala «mancano da tre anni, le commissioni di gara sono bloccate perché tanti funzionari le schivano, c'è gente che si dà malata», racconta Mauro Mannocchi, presidente di Confartigianato Imprese di Roma.

CONTROLLI A OCCHIO
Per ora è partito soltanto il «monitoraggio» di cui si diceva e solo perché l'appalto era stato incardinato nel 2015. Nell'ultimo anno sono stati perlustrati 82mila alberi. Ma si tratta di banali controlli «visivi», a occhio, e molto, molto low cost. Due euro ad albero, per valutare la sua «tenuta strutturale». Un po' pochino? Forse. Certo è che col vento, si è visto anche ieri, vengono giù lo stesso.
 
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