Roma, l'immigrato picchiato dal branco: «Erano 13 bestie, ho pensato: sto morendo»

Lunedì 30 Ottobre 2017 di Laura Bogliolo
Kortik Chondro (foto Laura Bogliolo)

«Calci sulla faccia, sulla testa, non capivo più niente, erano 12, 13 ragazzi, ero a terra e hanno continuato a picchiarmi: pensavo di morire». Con le braccia prova a mimare i colpi che gli hanno tumefatto il volto: naso e mascella rotti, fratturate anche le cavità orbitali, trauma cranico, 30 giorni di prognosi. Oggi dovrà essere sottoposto a un'operazione. Da un letto dell'ospedale San Camillo Kortik Chondro, 26 anni, del Bangladesh, racconta la brutale aggressione. Si ferma, respira e riprende a parlare. «Mi fa male la testa, sono stanco». Kortik ha un corpo minuto, sembra quasi un bambino. Su di lui, immigrato regolare, lavapiatti nel ristorante Maranega di Campo de' Fiori, si è abbattuta la follia razzista di un branco imbestialito. Elvis, uno dei datori di lavoro lo chiama «biscio, ossia micio nella lingua del Bangladesh, perché è dolcissimo, piccolino, non farebbe male a una mosca...». Mosat Lalou, amico e chef del locale ieri diceva: «Vogliamo giustizia». Majd Hammad, titolare del ristorante: «Spesso interveniamo in aiuto dei bengalesi che vendono rose: gruppi di bulletti li insultano perché sono stranieri e due settimane fa abbiamo difeso un giovane che stava per essere picchiato». I violenti gridavano anche «ebreo».
 



Kortik Chondro cosa è accaduto sabato notte?
«Avevo finito di lavorare al ristorante ed ero in piazza Cairoli insieme a due colleghi, Sherif egiziano e un mio connazionale che lavorano nel locale: stavamo andando a prendere il bus per tornare a casa in viale Marconi. All'improvviso abbiamo visto un gruppo di 12, 13 giovani, che hanno iniziato a insultarci, gridavano: Negro di m..., immigrati del c....».

E poi cosa è accaduto?
«Sherif ha chiesto a quei ragazzi cosa volessero, ma quelli hanno iniziato a picchiarmi violentemente e il mio amico egiziano è intervenuto in mia difesa e lo hanno picchiato: poi mi hanno aggredito, sono subito caduto a terra».

Una volta caduto a terra hanno continuato a picchiarla?
«Sì, sentivo le botte sulla testa, vedevo piedi che si scaraventavano sul mio volto, non capivo più nulla. Continuavano a picchiarmi anche se ero caduto in terra ed ero già stato colpito con pugni sul volto».

Qualcuno l'ha aiutata?
«Fortunatamente sì: c'erano degli italiani, sono intervenuti e hanno tentato di aiutarci».

Che fine ha fatto il suo collega egiziano?
«Sherif è riuscito a divincolarsi fortunatamente, ma anche lui è stato picchiato selvaggiamente».

È stato un romano a chiamare la polizia ed è stato fondamentale per rintracciare le cinque persone fermate: uno è minorenne.
«Non sapevo li avessero presi. Non riesco a capire cosa volessero, lavoriamo, rispettiamo la legge e le regole. Perché? Perché mi hanno fatto questo?...».

Ci sono gruppi di bulli in Centro che la sera infastidiscono i suoi connazionali che vendono rose, li insultano. Era mai stato aggredito prima? Da quanto tempo vive in Italia?
«No. Vivo in Italia da sei anni e non faccio niente di male. Mi sono sposato poco più di un anno fa. Mia moglie ancora non sa cosa mi è accaduto».

E adesso come sta?
«Mi fa male tutto, ho dolori al volto, al collo, dietro la testa. Ho un trauma cranico».

Cosa pensa di questi ragazzi?
«... Non so davvero cosa pensare... non so perché lo abbiano fatto, sono distrutto. Non stavo dando fastidio a nessuno, io e i miei amici e colleghi egiziani siamo in regola, lavoriamo... Perché ci hanno aggrediti così?».
 

Ultimo aggiornamento: 31 Ottobre, 14:51