Roma, Calenda: «Ora tutti intorno al tavolo per salvare la città»

Sabato 30 Settembre 2017 di Simone Canettieri
Subito una cabina di regia per la Capitale. L'analisi dello status quo è impietosa e il governo prova l'operazione ripartenza, «per un progetto comune di rilancio delle attività economiche del territorio», scrive il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, nella lettera inviata alla sindaca Virginia Raggi, al governatore Nicola Zingaretti, ai segretari nazionali di Cgil (Susanna Camusso), Cisl (Anna Maria Furlan), Uil (Carmelo Barbagallo) e ai rappresentanti delle associazioni produttive del territorio. Ovvero: Filippo Tortoriello (Unindustria), Rosario Cerra (Confcommercio) e Mauro Manocchi (Confartigianato). L'obiettivo del Mise è di mettere tutti intorno a un tavolo, «ciascuno per le proprie competenze ma in ottica di piena cooperazione», per «costruire». Nascerà così un gruppo di lavoro interistituzionale.

LA PROPOSTA
Il governo Gentiloni ha in mente almeno dieci iniziative per «salvare Roma» dal proprio declino. E cioè 2,6 miliardi di euro, da cui partire per dare una scossa. Sono finanziamenti che riguardano lo sviluppo economico e la competitività delle imprese, ma anche le nuove occupazioni. Senza dimenticare la formazione, le infrastrutture, la lotta all'inquinamento e gli interventi per l'agricoltura, visto che Roma è il comune rurale più esteso d'Europa.
Infine, nel «decalogo Calenda» ci sono anche l'incremento dell'offerta culturale, la nuova sanità, gli interventi per l'inclusione sociale e un grande progetto per la rinascita dell'ospedale Forlanini. Un modo per provare a ripartire, appunto. Basti pensare che 2,6 miliardi di euro sono la metà del bilancio corrente del Campidoglio.

L'ALLARME
L'idea di una cabina di regia per risollevare Roma non nasce oggi. Il ministro Calenda ha iniziato a lavorarci già dallo scorso maggio, segnato da vicende poco incoraggianti: l'uscita da Roma di gruppi come Sky ed Esso. Le crisi di Alitalia e Almaviva. Per alcune, scelte strategiche; per altre, indotte dal mercato. Comunque sia, messaggi preoccupanti. C'è poi una partita politica ancora tutta da decifrare dietro a questa spinta del governo. Bisognerà capire infatti la reazione del Campidoglio. Anche perché il tavolo potrebbe aprirsi e andare avanti praticamente a ridosso della campagna elettorale. La giunta Raggi al momento si muove su due fronti: ha aperto «Fabbrica Roma», una piattaforma di concertazione con i sindacati e le associazioni datoriali, niente di inedito. Allo stesso tempo, proprio il Campidoglio fino a poco tempo fa aveva nel cassetto, annunciata più e più volte, l'«Agenda Roma»: 1,2 miliardi di finanziamenti da chiedere a Palazzo Chigi per il funzionamento e il miglioramento dei nodi cruciali della città. Dopo averlo rilanciato in diverse occasioni, Raggi, complice anche l'arrivo del neo assessore al Bilancio Gianni Lemmetti, non ne parla più. Di sicuro un quasi ex come Massimo Colomban, responsabile delle partecipate fino alla fine del mese, anche l'altro giorno è tornato alla carica. Ha detto che Roma deve avere i medesimi finanziamenti di Milano e che occorre una legge speciale per aiutare la Capitale. Da oggi, intanto, si apre un varco in più.

 
Ultimo aggiornamento: 14:30