Roma, record di voragini: la Capitale è più fragile. «Serve un miliardo»

Sabato 7 Aprile 2018 di Fabio Rossi
Roma, record di voragini: la Capitale è più fragile. «Serve un miliardo»

Serve più di un miliardo di euro in dieci anni per mettere in sicurezza la Capitale, dopo tanti lustri di incuria e rinvii sine die di ogni opera di manutenzione che hanno esposto la Città eterna a un rischio idrogeologico sempre più alto. Tra esondazioni, frane e voragini, i cittadini romani in pericolo di esondazione sono 250 mila: non solo sulle rive del Tevere e dell'Aniene, ma anche nei quartieri attraversati da quel reticolo di 13 corsi d'acqua minori che, abbandonati al degrado, si sono trasformati in una mina vagante per la sicurezza dei cittadini. Ma di fondi stanziati, al momento, ci sono soltanto 104 milioni, insufficienti per intervenire sulle 28 zone a rischio e i 383 siti soggetti ad allagamenti. Il primo rapporto Roma Capitale - curato dall'Autorità di distretto idrografico dell'Italia centrale in collaborazione con Ispra, dipartimento della Protezione civile nazionale e Italiasicura - ha fotografato tutto questo e ha realizzato, per la prima volta una vera e propria radiografia del sottosuolo dell'Urbe.

LA MAPPA
Mentre in superficie si temono le piene dei fiumi, il terreno frana sempre più spesso, con un numero di voragini crescente passato da una media di 16 l'anno tra il 1998 e il 2008, a più di 90 annue, con un picco di 104 nel 2013. E il 2018 rischia di essere un anno record, visto che al 31 marzo del 2018 ne sono già state registrate 44. La causa principale è la presenza di numerose cavità sotterranee, che costituiscono una intricata rete di gallerie: finora ne sono stati censiti circa 35 chilometri quadrati. Roma, inoltre, ha zone «che non reggono nemmeno un acquazzone, come abbiamo visto il 10 settembre e il 5 novembre scorso, piste di Fiumicino comprese», si legge nel rapporto. Colpa di un sistema fognario non proprio efficiente, la mancata manutenzione dei tombini e la scomparsa, per sversamenti di rifiuti e vegetazione spontanea, di circa 700 chilometri di indispensabili vie d'acqua affluenti del Tevere e dell'Aniene tra canali, fossi e sistemi di scolo.

GLI INTERVENTI
La Città eterna vive in una situazione di rischi o «che non è pari a nessun'altra capitale europea - sottolinea Erasmo D'Angelis, segretario generale dell'Autorità - L'appello che facciamo è alla politica affinché si unisca intorno alla difesa dei beni comuni al di là delle beghe e degli scontri. Roma è la Capitale di tutti e tutta la filiera istituzionale deve collaborare per tirare fuori la città da questa situazione». L'Autorità e la Regione Lazio hanno anche individuato e pianificato le opere necessarie per ridurre lo stato di pericolo. I progetti più importanti come impegno finanziario, per Roma, riguardano la messa in sicurezza idraulica del territorio di Piana del Sole, alla periferia occidentale della Capitale, per un costo di 56,6 milioni, due interventi di manutenzione straordinaria del corpo arginale del Tevere da 36,7 milioni per un totale di 73,4 milioni. Quindi i lavori nel tratto fluviale compreso tra ponte Marconi e la foce per 33,6 milioni, interventi sul Fosso di Vallerano a protezione della zona urbana del Torrino per 21,5 milioni, due opere di realizzazione delle casse di espansione del Fosso di Tor Sapienza da 20,3 milioni ciascuna. E se il Capo del dipartimento di Protezione civile Angelo Borrelli assicura che «il Campidoglio sta facendo la sua parte per l'adeguamento del piano comunale di Protezione civile», l'assessore capitolino alle infrastrutture Margherita Gatta sostiene che «per affrontare il tema del dissesto idrogeologico di Roma sono necessarie cifre consistenti, a fronte di una problematica strutturale della città».

 

Ultimo aggiornamento: 8 Aprile, 09:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA