Pestato in metro a Roma, il gip: «Gli aggressori hanno agito per uccidere»

Venerdì 23 Settembre 2016 di Michela Allegri
Pestato in metro a Roma, il gip: «Gli aggressori hanno agito per uccidere»

Tornavano da un rave-party, non dormivano da quasi due giorni. Imbottiti di droghe, hanno picchiato «brutalmente due passeggeri inermi». Mentre sferravano pugni e calci, Antonio Senneca e Luigi Riccitiello erano consapevoli di poter uccidere Maurizio Di Francescantonio, colpevole solo di aver chiesto di spegnere una sigaretta accesa su un convoglio della metro B di Roma. Per il gip Ezio Damizia, i due, casertani di 25 e 27 anni, arrestati per tentato omicidio, hanno agito con una «volontà omicidiaria diretta, quanto meno nella forma del dolo alternativo»: hanno previsto e accettato il rischio di massacrare la vittima. Per questo motivo devono restare in carcere, dove sono detenuti da domenica.

L'ORDINANZA
È scritto nell'ordinanza con cui il giudice ha convalidato il fermo degli indagati, accogliendo la richiesta del pm Luigi Fede. Non è tutto. Per il magistrato, c'è il rischio che quella violenza cieca esploda di nuovo. Di Francescantonio, 37 anni, malmenato insieme alla madre Elena che tentava di difenderlo, non è ancora stato ascoltato dagli inquirenti, visto che si trova in condizioni di salute critiche. A detta del gip, Senneca e Riccitiello, se rimessi in libertà, potrebbero «compiere altre azioni in danno dell'incolumità di Maurzio».

Nella breve corsa in metro da Termini a Piazza Bologna, gli arrestati «hanno manifestato totale incapacità di autocontrollo» e si sono dimostrati in grado di compiere atti di «inusitata violenza». Anche la fedina penale non aiuta i casertani: le loro spalle sono appesantite da una sfilza di precedenti, soprattutto in materia di stupefacenti. Del resto, i due non hanno fatto mistero di consumare abitualmente sostanze. Senneca, in lacrime durante l'interrogatorio di garanzia, ha dichiarato di avere ricordi confusi, perché era «fatto».

Ha giurato di aver dato al trentasettenne «solo qualche calcio». Insieme all'amico aveva assunto un cocktail esplosivo di droghe: dalla cocaina all'eroina, dalle pasticche all'Mdma. Poche ore prima di piangere aveva anche tentato di opporsi all'arresto, prendendo a pugni la parete di cartongesso della Questura e guadagnandosi pure l'accusa di resistenza. «Gli ho tirato solo uno schiaffo», ha detto invece Riccitiello, ammettendo di aver colpito Maurizio «per via della sigaretta». Sarebbe stato lui a far cadere in terra la vittima, ma ha negato di averla poi aggredita.

Gli indagati, difesi dall'avvocato Michela Renzi, sono stati incastrati dalle telecamere di sorveglianza e dalle dichiarazioni dei testimoni. La consapevolezza di poter uccidere emerge dalle immagini e dai racconti. «Picchiavano con furia la vittima, la colpivano con calci in testa mentre a terra esanime - scrive il gip - hanno perseverato in questa condotta», arrestandosi solo per l'intervento dei presenti. Per il pm i due non avrebbero agito da soli. Nei filmati si vede infatti un terzo ragazzo picchiare Maurizio. Anche lui è stato indagato per tentato omicidio.

IL RAVE
La notte folle di Senneca e Riccitiello inizia alle 21 di sabato.

Sono arrivati a Roma da Caserta insieme a due amici per andare nella discoteca Spazio Novecento, all'Eur. Poi, i ragazzi raggiungono un rave. Bevono e si drogano fino al primo pomeriggio. Prendono quindi la metro B per raggiungere Termini e tornare a casa. In stazione, si dimenticano di scendere. Maurizio e sua madre salgono sul vagone. I casertani fanno confusione, fumano. Il trentasettenne chiede di spegnere le cicche. Viene prima insultato e poi picchiato fino allo stremo. Alla stazione Bologna, il gruppetto di picchiatori si allontana. Senneca e Ricciarello vengono fermati dopo una decina di minuti dalla polizia.

Ultimo aggiornamento: 13:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA