Ostia, nuovo blitz anti-clan. Ora si indaga sugli affari dei Fasciani a San Basilio

Giovedì 30 Novembre 2017 di Marco De Risi e Alessia Marani
Ostia, nuovo blitz anti-clan. Ora si indaga sugli affari dei Fasciani a San Basilio

«Aho qui nun c'è più nessuno». Al bar vicino piazza Gasparri da dietro al bancone sono di poche parole. Le «brutte facce» da queste parti, nei palazzi del Comune lasciati negli anni in balia delle occupazioni illegali in cui i clan hanno spadroneggiato, si sono dileguate. O meglio: chi aveva da nascondere o da portare roba, si è guardato bene dal farlo. Ogni angolo di strada, stretto tra il lungomare e i campi di calcio in cui in passato ex della Magliana facevano sgambettare i ragazzi di piazza dietro a un pallone, è sorvegliato da decine di agenti, carabinieri e finanzieri. Persino la Municipale non dà tregua agli automobilisti con lo street-control a caccia di vetture rubate.

GUARDARE LONTANO
Ieri non c'erano i cani antidroga, il cui fiuto è confuso dalla pioggia, ma i controlli voluti a Ostia dal Viminale dopo la gambizzazione in pizzeria ai danni di un nipote di Terenzio Garibaldi Fasciani, e gli avvertimenti agli Spada, sono proseguiti senza sosta. Questa volta «mirati». Perché dopo una riunione tra Nucleo Investigativo dell'Arma e Squadra Mobile si è deciso di agire più chirurgicamente. Per questo ieri poliziotti e carabinieri hanno bussato alle porte di personaggi legati al mondo della criminalità locale anche fuori Nuova Ostia, a Ostia Antica e nell'entroterra. Se non altro per capire se qualcuno abbia qualcosa da dire. Ma gli interessi degli investigatori guarderebbero anche più lontano: come alle piazze di spaccio di San Basilio e del Tufello finora terreno delle famiglie del Sud, su cui i clan del Lido avrebbero allargato i tentacoli, per compiere un salto o per sfuggire ai riflettori accesi sul litorale. È qui che all'indomani di un paio di agguati a suon di piombo, uno spacciatore terrorizzato tira in ballo per la prima volta i Fasciani: «Mi hanno detto che era gente di Ostia, i Fasciani», mette a verbale. Presenza che emerge anche da intercettazioni. Qualche esponente del clan farebbe tappa fissa in un bar di Talenti. «Stanno sempre fermi lì davanti», racconta un testimone che aggiunge: «Pare il quartiere generale». Non solo. Ci sarebbe anche un altro episodio di sangue legato a doppio filo ai Fasciani. Al Tufello, i killer sparano per uccidere ma il destinatario dei colpi, un pregiudicato, riesce ad evitarli e le pallottole centrano uno studente che resta ferito. Indagato per il tentato omicidio è un giovane inserito nello spaccio del Tufello che però, stando agli inquirenti, sarebbe stato anche prestanome di due ristoranti di Ostia riconducibili a Garibaldi, fratello di don Carmine, anche lui dietro le sbarre. Proprio i suoi rapporti con i lidensi, lo avrebbero risparmiato dalla rappresaglia rivale. Addirittura, pare che in carcere sia avvenuto un incontro nel quale i boss di Ostia avrebbero deciso che il loro amico del Tufello non si doveva toccare.

LA STORIA SI RIPETE
A Ostia, intanto, ieri sono state 34 le perquisizioni. Sono saltati fuori un coltello e un tirapugni, due le denunce a piede libero, una terza per la detenzione di una pistola con la matricola abrasa. Altre due persone sono state sorprese con 20 grammi di cocaina. Gli agenti in borghese sono scesi nelle cantine e nei garage esautorati agli assegnatari per essere messi sul mercato, vale a dire: se vuoi parcheggiare, paghi. Si cercano anche riscontri sul secondo uomo che era con Roberto Spada mentre dava la testata al giornalista di Nemo. Ma la storia criminale di Ostia insegna: covi freddi e caldi sono spuntati nei luoghi più impensati. Come gli Ak47 sepolti sotto la sabbia di uno stabilimento fatti ritrovare da Raul Riva alla fine degli anni 90: dopo che i sicari in moto gli uccisero il fratello, Raul decise di squarciare il velo sui traffici di armi e droga gestiti da rivoli della Magliana e manovalanza locale in un delicato (quanto sanguinario) equilibrio tra siciliani di Cosa Nostra impiantati in quel di Ostia e la camorra dei Senese legata ai Moccia-Maiulo. Lo scenario oggi come ieri non sembra troppo diverso tra agguati, morti ammazzati e debiti da saldare.

 

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