Roma, incitò il figlio a uccidere un pachistano:
chiesti 21 anni per il padre

Venerdì 4 Dicembre 2015 di Adelaide Pierucci
Roma, incitò il figlio a uccidere un pachistano: chiesti 21 anni per il padre
Si servì del figlio per dare una lezione a uno straniero che disturbava in strada. E il figlio, appena diciassettenne, aveva obbedito, probabilmente «per non deluderlo». Solo che l'immigrato, un pakistano che in un momento di sconforto cantava le sure del Corano, a furia di calci morì sul marciapiede senza neanche avere il tempo di difendersi. Ora per Massimiliano B., il padre sobillatore, barista a Torpignattara, sta per arrivare il conto della giustizia. Il pm Mario Palazzi ieri ha chiesto una condanna a 21 anni di carcere per concorso in omicidio. «È come se avesse “armato” il figlio», ha detto.
Il fatto, che all'inizio creò una spaccatura a Torpignattara tra chi difendeva il minorenne e chi era rimasto allibito per l'aggressione, risale alla notte del 18 settembre del 2014. Ma proprio in questi giorni si sta decidendo il futuro dei due arrestati. Mentre la procura ha chiesto la condanna esemplare per il genitore, il tribunale minorile ha scarcerato il ragazzo, assistito dall'avvocato Giosuè Naso. La condanna a otto anni in primo grado per omicidio volontario è stata infatti rimodulata giorni fa in due anni di messa alla prova in una comunità di recupero, a compimento della quale la pena potrebbe estinguersi.
LA RICOSTRUZIONE
Quella notte, il barista, a torso nudo e dalla finestra, aveva incitato il ragazzo ad «ammazzare e sfondare» a calci Shahzad Muhammad Khan, un pakistano di 27 anni colpevole di recitare a gran voce litanie, con l'incenso e un libretto in mano, lungo il marciapiede di via Pavona, nella multietnica Torpignattara, proprio sotto le finestre di casa sua. «L'imputato è stato incapace di controllarsi e di fatto ha armato il figlio ancora minorenne incitandolo a colpire», ha detto nella requisitoria il pm. «Va quindi condannato in concorso. Ha anche tentato di inquinare le prove». Il barista quella notte fece in modo che il figlio si cambiasse la maglietta e sostituisse le scarpe da ginnastica con le infradito, e aveva minacciato una coppia che pregava il ragazzo di finirla con i calci: «Spie. Fatevi i c... vostri», urlava.
Massimiliano B. infastidito dallo straniero, si era affacciato e gli aveva lanciato una bottiglia d'acqua dal terzo piano sfiorandolo: «Li mejo mortacci tua. A testa de c...vattene». In quel momento arrivava il figlio in bici: «Gonfialo, ammazzalo». L'immigrato, che ha lasciato la moglie e un bambino di pochi mesi che non ha mai visto, è stato sepolto in Pakistan. La famiglia, assistita dall'avvocato Mario Angelelli, si è costituita parte civile. Il minorenne si è sempre difeso: «Mi aveva sputato».
Ultimo aggiornamento: 5 Dicembre, 14:22