Per i finanzieri del Gico l'operazione che ha svelato il trasferimento illecito di denaro da Roma all'Asia è la punta di un iceberg. E questo in ragione degli elementi che hanno comprovato anche il traffico internazionale di stupefacenti nella Capitale e non solo. Delle reti criminali che potevano contare anche su dei veri e propri "insospettabili". Non solo dunque "corrieri", che all'Esquilino portavano il denaro da ripulire, ma anche uomini che in ragione del proprio ruolo trasportavano in giro per la Capitale la droga senza essere passibili di controllo.
È il caso di Hussein Mohamed Tariq Hatem, nato nello Yemen nel 1988 e finito anche lui in carcere a seguito dell'esecuzione del provvedimento cautelare.
Anche qui fu applicato il metodo della "staffetta" con Simone Capogna che seguì la vettura in uso allo yemenita. Al termine dell'"operazione" Gala e Capogna grazie a sistemi criptati e chat Sky ecc commentavano la buona riuscita del trasferimento. «Si amo alle 5.30 abbiamo lavorato» scriveva Antonio Gala e Fabrizio Capogna, dal carcere di Rebibbia, rispondeva: «A top amo, allora rilassati ci sentiamo quando ti svegli». Sempre Gala si raccomandava che fosse usata l'auto con targa diplomatica «Amo sempre Clio grigia». Cosimo Sforza, altro sodale arrestato, mandò (via chat Sky Ecc) uno screenshot a Ferreira De Da Silva dov'era indicato il luogo del ritiro dello stupefacente.
Sempre Sforza forniva le indicazioni necessarie per l'operazione esattamente come precisate da Gala: «5 e 30 di mattina. Fiano Romano, mi raccomando 5 pacchi domani mattina ci sentiamo presto. Numero civico e parola d'ordine».
C. Moz.
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