L’ennesimo incidente.
Ragazzo di 19 anni in bici investito e ucciso da un'auto: stava andando a lavoro
Le indagini
Nessuna traccia - al momento - del furgone e di chi lo guidava. La speranza è tutta nelle videocamere di sorveglianza della zona. Tra bar, banca, farmacia e altre attività si spera di recuperare filmati utili all’identificazione del mezzo. Ma non sarà semplice risalire alla targa - spiegano i carabinieri che indagano sul caso - dal momento che «le telecamere inquadrano frontalmente la strada. Difficile quindi che possano aver ripreso la targa». Oltre al vaglio dei filmati, gli investigatori hanno sentito diversi testimoni anche se «vista l’ora e il maltempo, non c’erano molte persone in giro». In diversi dicono di aver sentito un forte rumore, ma nessuno sembra sia riuscito a vedere il furgone che non si sa se poi abbia proseguito dritto lungo la Cassia o abbia svoltato. Claudia e Cristina, dipendenti del bar dove Ferettini andava spesso a far colazione, lo ricordano come una «persona molto tranquilla, che non ha mai dato problemi a nessuno. Spesso scherzava anche con il proprietario del locale» per «questioni calcistiche». Ferettini era un tifoso romanista convinto e un lavoratore. «Ha cambiato spesso lavoro, ma ha sempre fatto qualcosa. L’ultimo impiego come rider: faceva le consegne a domicilio» dicono le bariste. Non hanno assistito all’incidente, ma sono arrivate al lavoro poco dopo. Il corpo del 56enne era ancora lì, coperto da un lenzuolo bianco.
La vicina
Nel quartiere lo conoscevano tutti. «Un pezzo di pane, era buono e tranquillo» ribadisce Marilena Di Placido che abita nello stesso palazzo della vittima, in via Adami, poco distante dal luogo dell’investimento.
L’uomo viveva da solo, non aveva né compagna né figli. Il parente più stretto è la sorella. Lei vive a Brescia, città di origine di Ferettini.
Strage infinita
E così il lungo elenco delle vittime della strada a Roma e provincia continua, inesorabilmente, ad allungarsi. Ferettini è il 182° morto dall’inizio dell’anno. Numeri che corrispondono a vite, a famiglie distrutte. A genitori che non rivedranno mai più i figli. A bambini che non potranno mai più riabbracciare la madre, il padre o i nonni. A uomini e donne che avevano progetti per il futuro. Quel futuro distrutto in pochi secondi.
E prima di Ferettini a morire è stato Luigi Locantore, il 70enne che venerdì sera è stato investito da uno scooter rubato mentre attraversava sulle strisce di viale Carnaro. Tra i quartieri Tufello e Montesacro. Anche in questo caso, chi l’ha travolto e ucciso è scappato.