Grillo blinda Raggi, ma in caso di rinvio a giudizio è pronto al voto on line per le dimissioni

Giovedì 2 Febbraio 2017 di Stefania Piras
Grillo e Raggi
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Chiedi alla rete. E se fosse proprio l'internet ad indossare la toga? Il vero piano B su Roma, Grillo, ce l'ha e prevede il ricorso taumaturgico della rete.

É scritto nelle pieghe dei due regolamenti in vigore nel M5S. Il primo è il contratto capitolino firmato da Virginia Raggi e i consiglieri comunali prima delle elezioni. Il secondo è il regolamento giudiziario votato online un mese fa. Lo spiega lo stesso blog di Grillo ieri in un post in cui si ribadisce la fiducia a Raggi e a tutta la giunta: «Per Roma non esiste nessun piano B... Siamo vicini a Virginia in questo momento difficile e la giunta ha la nostra fiducia». Quello che non svela il blog è l'exit strategy partorita dalla sovrapposizione dei due codici.

È il piano che prevede in tutti i casi la votazione online del destino della sindaca, soprattutto se dovesse realizzarsi l'ipotesi peggiore e non prevista: il patteggiamento per l'accusa di falso. Ma l'ala ortodossa è pronta ad accelerare anche prima, in caso di semplice rinvio a giudizio. Il patteggiamento vero e proprio invece è un'ammissione di colpa, ovvero inaccettabile per i vertici pentastellati che non a caso hanno inserito questa opzione nelle cause di dimissioni. Dunque, potrebbe profilarsi un clamoroso strappo alla regola e dare in pasto la scelta delle dimissioni non al capo politico, non ai probi viri, non al comitato d'appello, ma al web.

Solo ridando voce agli attivisti internauti i vertici potranno sedare i malumori interni e soprattutto avere mani libere per condurre la campagna elettorale per le prossime elezioni politiche. Se si parte dai fondamentali pentastellati il ragionamento è semplice: nelle norme etiche scritte dai vertici del M5S andare oltre l'avviso di garanzia rappresenta un terreno pericolosissimo e Raggi sta percorrendo proprio questa strada con indagini e accuse, abuso e falso, che stanno mettendo a dura prova l'intransigenza mostrata dal Movimento finora.

Per non parlare della vecchia storia del presunto dossieraggio confezionato per sconfiggere politicamente il collega Marcello De Vito accusato di aver eseguito un accesso agli atti illegittimo. Ieri sono state divulgate dal quotidiano online Affariitalini.it anche parti delle chat del 2015 tra Raggi, Frongia e gli allora consiglieri municipali, oggi entrati a Palazzo Senatorio. Sono messaggi che condannavano già De Vito che veniva considerato inadatto a correre come candidato sindaco. Una vicenda che ai piani alti bollano come «molto triste», che in Transatlantico tutti ricordano come «fisiologico scontro durante le nostre primarie» e che ora invece sta riempiendo i verbali dei magistrati, gli stessi che indagano sulla nomina di Marra senior e che vogliono capire se il fratello eccellente, arrestato per corruzione e tuttora in carcere, abbia avuto una parte anche in questa storia.

IL DOSSIERAGGIO
«Sono vicende che non hanno influenzato le comunarie, vedo solo rapporti buoni tra Virginia e Marcello e nel rispetto del lavoro della magistratura dico che se anche ci fosse stato (il dossieraggio ndr) non è mai arrivato a conoscenza degli iscritti che dovevano votare per l'uno o l'altro candidato», ha affermato sicuro ieri il deputato Alfonso Bonafede. Se veleno c'è stato, è tutto derubricabile a passioni molto umane, sembra di capire dialogando con Bonafede, responsabile enti locali M5S del centro Italia che si confronta spesso con Raggi sul Campidoglio.

Pur facendo il tifo per Virginia, sostenuta in quanto eletta pentastellata, Bonafede ricorda a tutti che «non sentirete mai dire a un Cinquestelle che si aspetta il terzo grado di giudizio». Ecco perché gli scenari studiati in gran segreto si preparano anche al peggio. L'ipotesi di abuso d'ufficio è considerato un peccato veniale. È l'accusa di falso che spaventa di più e che rianimano il dormiente codice capitolino, i cui passaggi burocratico-giudiziari sono abbastanza stretti su questo capitolo «fatti penalmente rilevanti». E se i pm chiederanno in rinvio a giudizio, il codice verrà applicato per la prima volta al punto in cui parla di voto on line e dimissioni qualora «la maggioranza degli iscritti al M5S mediante consultazione in rete ovvero i garanti del Movimento decidano per tale soluzione nel superiore interesse della preservazione dell integrità del MoVimento 5 Stelle».
Ultimo aggiornamento: 09:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA