Morta bimba a Roma, medico reatino condannato

Venerdì 30 Ottobre 2020
Villa Mafalda a Roma (foto d'Archivio)

RIETI - Bambina di dieci anni morì in una clinica romana durante un intervento all’orecchio, tra i condannati c’è anche l’anestesista reatino Federico Santilli. La piccola Giovanna Fatello è morta per una distrazione medica. Una negligenza, che costa una condanna ai due anestesisti che hanno partecipato all’operazione. La pensa così il tribunale di Roma, che ha disposto la condanna a 2 anni di reclusione con l’accusa di omicidio colposo per Pierfrancesco Dauri e il suo collaboratore Federico Santilli, superando la richiesta del pubblico ministero Mario Ardigò, che aveva sollecitato una pena di un anno. Sono invece stati assolti gli altri componenti dell’équipe che erano finiti sul banco degli imputati. Prosciolta dalla contestazione di falso ideologico anche Rosella Moscatelli, direttrice della clinica Villa Mafalda, dove l’équipe - esterna alla struttura - aveva svolto l’intervento. 
La pena nei confronti degli anestesisti è stata sospesa, ma solo a condizione che i due risarciscano i familiari della giovane vittima.

La provvisionale disposta dal giudice è di 550mila euro. Era il 29 marzo 2014. La piccola Giovanna era arrivata nella clinica con i genitori per la ricostruzione del timpano dell’orecchio destro, un intervento considerato di routine. Alle 9.50 Dauri si era allontanato dalla sala operatoria. Aveva preso il suo posto Santilli, che fino a pochi minuti prima era impegnato in un altro intervento. Per l’accusa, non avrebbe ricevuto consegne adeguate. Secondo il pm, «la sostituzione avrebbe introdotto un rischio nuovo e gravissimo rispetto a quelli esigui stimati in fase preoperatoria». E proprio da questa negligenza sarebbe derivato il decesso della piccola, avvenuto alle 13.40. I consulenti della Procura sostengono che la complicanza sarebbe stata provocata da una carenza di ossigeno, «derivata da una non corretta gestione delle vie aeree, compito dell’anestesista», sostiene l’accusa. I carabinieri del Nas che avevano sequestrato macchinari e cartella clinica avevano ricostruito anche altre negligenze durante la fase di monitoraggio dell’anestesia e, soprattutto, un ritardo nelle manovre di rianimazione che avrebbero potuto salvare la piccola, ma che - sostiene ancora l’accusa - sarebbero state eseguite senza seguire le linee guida di riferimento. La sentenza dei giudici, però, non convince la difesa, che attende le motivazioni per depositare richiesta di appello.


La seconda inchiesta
Santilli, nel 2017, è stato al centro di un’altra inchiesta, partita proprio dalla morte della bambina a Roma. Dopo un’indagine della Guardia di finanza reatina, fu accusato di peculato, truffa e falso ideologico: era infatti emerso che l’uomo risultava presente all’ospedale de Lellis, con cartellino regolarmente timbrato, ma in realtà prestava lavoro come privato presso due cliniche private romane, senza aver avvertito la struttura pubblica, né esser mai stato autorizzato dalla stessa.

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