Vaticano tra indagini e accuse: per Papa Francesco è l'autunno dei veleni

Lunedì 25 Settembre 2017 di Franca Giansoldati
Papa Francesco (Ansa)

CITTÀ DEL VATICANO La stagione dei veleni avanza rapida, un po' come l'autunno, e in Vaticano stavolta promette tempesta. Le riforme iniziate con Papa Bergoglio vanno a rilento, la trasparenza piano piano pare sia andata a farsi benedire, (ormai si vietano persino i pc ai giornalisti che seguono il processo sull'appartamento di Bertone per i fondi distratti al Bambino Gesù), il riordino economico è subordinato al restyling generale. Insomma tempi dilatati.

Da quello che si percepisce la coriacea struttura curiale da sempre cristallizzata e autoreferenziale pare avere avuto la meglio, frenando l'iniziale ventata di aria nuova che aveva portato Francesco. In questi giorni sono riaffiorate di nuovo pesanti denunce di telefoni sotto controllo, intercettazioni abusive, computer sabotati, minacce di arresto da parte della gendarmeria che poi hanno portato, nel giugno scorso, alle dimissioni del Revisore dei Conti, Libero Milone, ex Deloitte, il quale dopo essere stato licenziato dal Vaticano - «in modo consensuale» recitava il comunicato della sala stampa, senza che venisse però successivamente diffuso il vero motivo dell'allontanamento - ha rotto il silenzio per difendere la sua onorabilità. Milone in una intervista a Reuters, Sky, Wall Street Journal e Corriere confessa che non si aspettava il benservito.

IL CODICE DEGLI APPALTI
In quel periodo stava completando il codice interno degli appalti e tentando una verifica sulle risorse fuori bilancio in dotazione a diversi organismi: probabilmente proprio per questo si è abbattuto su di lui un fulmine. In curia si diceva che Milone avanzava come un ariete e voleva ficcare il naso in cose che non lo riguardavano. In poche parole si era fatto troppi nemici. Alla ricostruzione dei fatti il Vaticano ha reagito duro.

«Il ruolo del Revisore non comprendeva attività illecite. Risulta purtroppo che, esulando dalle sue competenze, egli aveva incaricato illegalmente una societa esterna per svolgere attivita investigative sulla vita privata di esponenti della Santa Sede». Insomma accuse di spionaggio proprio come ai tempi di Vatileaks. Ancora non ci sono corvi all'orizzonte, pare piuttosto uno scontro tra poteri tuttavia non è affatto chiaro se l'attività investigativa dell'ufficio di Milone sia stata fatta in violazione ai suoi compiti oppure no, visto che il regolamento al quale faceva riferimento stabilisce che il Revisore Generale gode di «piena autonomia e indipendenza», e può «ricevere e investigare su ogni anomala attività riportata».

LA TEMPISTICA
Colpisce la tempistica. A giugno Milone venne costretto alle dimissioni dalla gendarmeria proprio a pochi giorni dopo dall'uscita di scena del cardinale George Pell, il Prefetto dell'Economia (tra gli sponsor di Milone), dovuto partire per l'Australia per difendersi dalle accuse di pedofilia e affrontare un lungo processo. La momentanea assenza di questo cardinale potrebbe avere accelerato i tempi. Del resto Pell ha sempre rappresentato un ostacolo per curia. Sia la Segreteria di Stato che l'Apsa hanno avuto con lui pesanti scontri. Il suo lavoro si è andato poi ad intrecciare con la riforma dell'amministrazione, un capitolo travagliato. Dopo quattro anni il progetto è ancora sospeso.

Le 21 riunioni finora fatte dal Consiglio dei 9 cardinali, sono servite a un riesame dalla Carta costituzionale e a definire alcuni accorpamenti che, allo stato dei fatti, non hanno portato allo snellimento delle strutture richiesto dai cardinali elettori al momento del conclave.

Sicché anche per questo i malumori serpeggiano, la curia è spaccata mentre crescono le difficoltà per Francesco che pare sempre più concentrato a guardare oltre l'orizzonte prossimo, concentrarsi sulle grandi battaglie etiche e umanitarie, le sfide epocali che dovrà affrontare il pianeta, più che non a occuparsi di bilanci, conti in sospeso e beghe amministrative. Chissà se pensa ancora che della curia può fare a meno.

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