Il Papa: «Ho letto della Brexit sul Messaggero stamattina. Ora serve grande responsabilità»

Venerdì 24 Giugno 2016 di Franca Giansoldati
Il Papa: «Ho letto della Brexit sul Messaggero stamattina. Ora serve grande responsabilità»
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L'aereo papale sta sorvolando i Balcani.
La notizia dell'esito del referendum inglese l'ha avuta dal suo entourage solo pochi minuti prima, quando era già iniziato il viaggio verso l'Armenia.
«Prima di uscire di casa ho visto il Messaggero ma non c'era ancora un esito definitivo». Pausa. «E' la volontà espressa dal popolo». Papa Bergoglio appare preoccupato mentre commenta i principali fatti del giorno davanti alla stampa internazionale che lo sta accompagnando nel “pellegrinaggio”, come lo ha chiamato lui, nella prima nazione al mondo che ha adottato il cristianesimo come religione di Stato. Solo un mese fa Bergoglio, parlando dell'Europa, mentre riceveva il premio europeo Carlo Magno, parlava di un continente stanco e bisognoso di rinvigorire il suo stato d'animo, le sue radici, la sua natura più profonda.

«L'esito referendario ci richiede una grande responsabilità». Francesco insiste molto in quel “ci richiede”. «Ci richiede una grande responsabilità per garantire il bene del popolo del Regno Unito e, nello stesso tempo, la convivenza per il continente europeo. Ma avremo modo di parlarne al rientro, durante la conferenza stampa di ritorno». Un mese fa Papa Francesco aveva descritto bene il suo sogno europeo: «sogno una Europa che promuove e tutela i diritti di ciascuno, senza dimenticare i doveri verso tutti. Sogno una Europa in cui non si possa dire che il suo impegno per i diritti umani è stato la sua ultima utopia». La seconda notizia del giorno che il Papa vuole commentare arriva dalla Colombia ma, per fortuna, stavolta ha un segno opposto. Il processo di pace con le Farc è arrivato ad un punto di svolta determinante e positivo.

«Sono felice di questa notizia arrivata ieri: più di 50 anni di guerriglia, tanto sangue versato. Una bella notizia, mi auguro che i Paesi che hanno lavorato per raggiungere la pace e fanno da garanti, blindino questo risultato al punto che mai si possa tornare indietro, a uno stato di guerra, sia da dentro che da fuori». Papa Bergoglio inizia il suo pellegrinaggio in Armenia, partendo dalla capitale Yerevan, accolto dal presidente Sargsyan e dal patriarca Karekin II. La prima nazione cristiana, ma anche quella che ha sofferto di più per via del genocidio del 1915 costato la vita a più di un milione e mezzo di bambini, donne e uomini. Un piano di sterminio programmato dai turchi sotto l'impero ottomano, che ancora non è riconosciuto dalla Turchia moderna che nega ogni responsabilità.

Un viaggio carico di attese. Francesco avrebbe voluto compierlo l'anno scorso, per le celebrazioni del centenario del genocidio, ma le condizioni diplomatiche con la Turchia, per non esacerbare ancora di più i rapporti, non lo hanno permesso.
«Papa Bergoglio intraprende un viaggio di natura pastorale e di certo privo di scopi politici», ha assicurato il vescovo Minasyan. Durante il viaggio pregherà al memoriale di Yerevan, dove incontrerà un gruppo di famigliari di armeni sopravvissuti al genocidio e accolti come profughi a Castel Gandolfo da Pio XI. «Il Papa – ha spiegato padre Lombardi nel corso di un briefing – visiterà dopo l'Armenia anche altri due paesi del Caucaso, l'Azerbajian e la Georgia. Si faranno in due tappe perché non è stato possibile unirli in un unico viaggio».

I motivi sono facilmente intuibili: sullo sfondo c'è la guerra nel Nagorno Karabakh, un fazzoletto di terra conteso con l'Azerbaihan e abitato da sempre da una enclave cristiana armena. Per tutta la durata del soggiorno armeno Bergoglio sarà ospitato a casa del patriarca Karekin II e non in nunziatura, nella sede di Etchmiadzin, una specie di 'vaticano' ortodosso. Un segno di profonda amicizia e vicinanza tra Roma e Yerevan. Prima del rientro in Vaticano il Papa pregherà nel monastero di Khor Virap, luogo del pozzo in cui, secondo la tradizione, fu tenuto imprigionato per 12 anni Gregorio l’Illuminatore, fondatore del cristianesimo. E' il luogo anche più vicino all'Ararat, un monte sacro per gli armeni, appartenente alla Turchia. Lì Papa Francesco libererà delle colombe guardando il monte. Tutti sognano la pace, anche se appare sempre più lontana. Troppi veti incrociati.
Ultimo aggiornamento: 18:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA