M5S, lite sulle alleanze. I dirigenti locali: «Noi vicini alla Lega»

Mercoledì 7 Dicembre 2016 di Stefania Piras
M5S, lite sulle alleanze. I dirigenti locali: «Noi vicini alla Lega»
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La purezza sacrificata sull'altare dell'obiettivo di governo. Non ci saranno alleanze, precisa il M5S, ma convergenze sul programma. Convergenze che possono portare a galla sintonie parallele con le forze di opposizione e obiettivi comuni, come quella di andare presto al voto. Ma è scontro totale nel M5S sulle parole del bolognese Massimo Bugani, esperto di campagne elettorali e strategie pentastellate, ma soprattutto in costante contatto con i vertici del M5S. Bugani lunedì, è stato diretto: «Potremmo dettare una linea e vedere chi ci sta per cambiare la legge elettorale in Senato» facendo poi l'esempio dei consigli comunali sparsi nel territorio: «Nei Comuni diverse volte la Lega o Forza Italia su temi per noi importantissimi sono pienamente d'accordo con noi».

LE POSIZIONI
Ieri quei consiglieri del M5S delle città metropolitane come Torino o Milano hanno confermato che sì, un'intesa è possibile, «su molti temi c'è già convergenza e voti identici». Un esempio microscopico ma significativo: a Gorino, frazione ferrarese dove i residenti hanno alzato le barricate contro un gruppo di rifugiate, il M5S locale si è schierato dalla parte dei residenti e del loro disagio.

Ma il punto è che i tempi sono stretti e Beppe Grillo non vuole rimanere impantanato: «Prima si vota meglio è. Noi la pensiamo così». E perciò è stata annullata l'assemblea congiunta di ieri sera per aspettare che il Pd, il partito uscito con le ossa rotte dal referendum, esca allo scoperto: «La voce del suo segretario conta ancora qualcosa? si legge sul blog - basta chiacchiere e battute. Siate chiari davanti agli italiani. Aspettiamo una risposta dopo la vostra direzione di domani». Trovare i voti per il programma M5S è un obiettivo che il leader genovese lascerà fare ai suoi parlamentari a Roma. Ecco perché, all'improvviso il M5S scopre l'arcano della vocazione maggioritaria: parlare non solo ai propri elettori ma a tutti, come peraltro aveva rimarcato Luigi Di Maio a poche ore dall'esito del referendum quando si era rivolto al popolo del sì e ieri quando ha affermato che per portare l'Italicum al Senato «bastano 5 righe di correzione».

La nuova versione delle legge elettorale filtrata dalla Consulta ha già un nome, un hashtag pronto per il battage sui social: Legalicum. Eppure questa posizione che presuppone una discussione comune con altri partiti è stata accolta con un fuoco di fila di polemiche da diversi parlamentari e attivisti. Lo stesso Bugani ha dovuto rispiegare che non parlava di alleanze e che ha risposto nel merito su cosa avessero fatto i Cinque Stelle se non venisse cambiata la legge elettorale al Senato. Anche la deputata romana Roberta Lombardi si è molto prodigata per calmare le acque parlando in vista delle elezioni e aggirando il nodo dei voti per discutere della legge elettorale: «Alleanze mai. Con nessuno. Come sempre il Movimento 5 Stelle correrà da solo alle prossime elezioni politiche». Roberto Fico invece è stato più netto e ha scritto un memorandum su facebook usando toni parecchio infastiditi: «Il MoVimento 5 Stelle non fa alleanze con nessuno. Non partecipa a governi di scopo. Il MoVimento non si siede a fantomatici tavoli per impantanarsi in discussioni infinite con coloro che sono stati in grado in questi anni di votare una legge elettorale incostituzionale e un'altra che pende di fronte alla Consulta». Niente alleanze ma convergenze, appunto.

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Ultimo aggiornamento: 8 Dicembre, 11:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA