Unioni civili, ma Renzi evita lo scontro diretto. E i catto-dem: ora lasciaci mediare

Venerdì 12 Febbraio 2016 di Nino Bertoloni Meli
Unioni civili, ma Renzi evita lo scontro diretto. E i catto-dem: ora lasciaci mediare
Palazzo Chigi alla guerra non ci va. Se il cardinal Bagnasco intima il voto segreto, se Gandolfini evoca addirittura la crisi di governo, dai piani alti del palazzo vicino Montecitorio la consegna è: silenzio. A parlare, dal fronte dell'esecutivo, sono stati esponenti laici (Pizzetti, Migliore), non proprio ascrivibili al fronte renziano. Il premier Matteo Renzi non disdegna di andare allo scontro, quando serve. Ma non è questa la volta buona. Né il tema buono. Tiene il punto, ma niente guerre di religione, anche perché il 23 febbraio ci sarà il tradizionale incontro tra governo e vertici ecclesiali per celebrare i Patti lateranensi.

«Renzi non entra in conflitto con le gerarchie», spiega Giorgio Tonini, uno degli uomini più vicini al premier segretario, nonché cattolico osservante. E dal Nazareno il vice Lorenzo Guerini conferma indirettamente che non è tempo di guerra, e direttamente scandisce: «Il Pd era e rimane per il sì alle unioni civili. Nessuno scontro. Sulle adozioni dove c'è discussione ribadiamo la libertà di coscienza».

 

Il problema è che la guerra, Renzi, ce l'ha dentro il suo partito e nel gruppo al Senato, dove i cattodem e non solo si sono rivoltati contro la decisione del capogruppo Luigi Zanda di concedere soltanto tre voti segreti tre, tanto che all'ora di pranzo la sala del ristorante di palazzo Madama si è trasformata in una concitata assemblea cattodem tutta all'insegna del «non ci stiamo». Il risultato è stato l'ennesimo documento di mediazione che chiede lo stralcio della stepchild adoption per poter approvare senza altri conflitti le unioni civili. «Abbiamo dovuto fermare la corsa a firmarlo, questo testo, per non accentuare lo scontro, lo abbiamo sottoscritto in pochi, per ribadire una posizione», spiega Ernesto Preziosi, cattodem pronto alla mediazione.

Il fronte del no si va allargando. Comprende anche esponenti di punta della sinistra con in testa Giorgio Napolitano, contrarissimo ad accentuare il clima di scontro nel Paese all'insegna della divaricazione laici-cattolici. «Ha ragione Napolitano, neanch'io mi riconosco in questo clima di scontro, si deve cercare una saggia mediazione», afferma Tonini.

CHI LAVORA ALLA MEDIAZIONE
Ma quale mediazione se i voti segreti saranno meno delle dita di una mano e se sta sempre lì pronto il cosiddetto ”cangurone” del renzianissimo Marcucci, che farebbe cadere tutti gli emendamenti? Tonini non si perde d'animo e dà voce a quanti ancora lavorano sperano cercano una mediazione: «Se il governo non c'entra, come è stato detto e ripetuto, allora bisogna lasciare il Parlamento libero di cercare tutte le mediazioni possibili. Ma finora si è andati avanti non sapendo dove comincia e dove finisce la maggioranza. E poi, quale disciplina di gruppo si può invocare su un provvedimento dove il governo non c'è come è giusto che sia, e dove non è in discussione la sua tenuta?».
C'è anche una interpretazione ultra machiavellica della condotta renziana, secondo la quale il premier segretario tiene il punto sulle adozioni, si intesta una legge ”di sinistra”, moderna ed europea. Ma se poi, anche grazie ai canguri, venisse affossata nel segreto dell'urna, potrà sempre dire che lui ci ha provato, ma altri (M5S, dissidenti vari, sinistra, cattolici e buon ultime finanche le gerarchie) lo hanno impedito.

 
Ultimo aggiornamento: 08:48