Sondaggio Swg, il 35,2% del ceto medio sceglie il centrodestra

Domenica 12 Novembre 2017 di Enzo Risso*
Foto: Ansa/Stephanie Lecocq

La rabbia e la delusione. Il senso di perdita che ha marcato il ceto medio italiano nel corso degli ultimi anni, ha avuto riflessi sulle scelte di voto. I dieci anni di crisi economica non hanno determinato solo lo sfarinamento del ceto medio (nel 2002 quasi il 70% degli italiani si sentiva e si percepiva middle class, oggi siamo scesi al 44%), ma hanno anche condotto a un riassetto politico all'interno di questo segmento sociale, con un mutamento delle proprie abitudini e delle motivazioni di voto. Entrato nel nuovo millennio con una marcata propensione verso il centrodestra, si è ritrovato, al giro di boa del primo decennio, spalmato su vari partiti e l'irrompere dei Cinquestelle ha catalizzato, fin dall'inizio, le attenzioni e i voti di quasi un terzo del ceto medio.
Nella tornata elettorale del 2013, la middle class nazionale si era suddivisa, soprattutto, tra quattro partiti: il 7%, aveva optato per Monti, il 29% aveva votato il Pd, il 26% M5s e il 22% il Pdl. Complessivamente il Pd, rispetto alla media dei voti presi, ha ricevuto un afflusso maggiore del 4% di consensi dal ceto medio. Lo stesso è avvenuto per i grillini (+ 2%) e per l'allora Pdl (+1%). Cinque anni dopo le dinamiche sembrano mutate. Il Pd ha perso una parte del voto del ceto medio, scendendo dal 29% al 22%. Il movimento Cinquestelle ha, invece, accresciuto il proprio insediamento nella middleclass (+2%), mentre il centrodestra ha vissuto un riassetto interno. A catalizzare parte dei consensi del ceto medio, in questi ultimi anni, è stata, soprattutto, le Lega Nord di Salvini (che è passata dal 4% al 13%), mentre Forza Italia è scesa a poco meno del 17%.I l centrodestra nel suo complesso è al 35,2%. Se osserviamo gli equilibri interni ai diversi blocchi elettorali, scopriamo anche un altro dato interessante: sia Mdp sia Sinistra italiana hanno, nel blocco elettorale di riferimento, una consistente presenza del ceto medio. Votano per Mdp il 3,4% del ceto medio, contro una media complessiva del 2,9%; mentre per il partito di Fratoianni si schiera il 2,7% degli appartenenti alla middleclass, contro una media del 2,1%.

LE MOTIVAZIONI
Passando dalle ipotesi di voto alle motivazioni di scelta, osserviamo una costellazione di motori propulsori, su cui sovrastano due temi: riconoscere il partito prescelto come quello più vicino alla gente comune (24%); percepire la forza politica di riferimento come quella che ha le proposte politiche più credibili (18%). Seguono altre tre prerogative, tutte al 12%: l'affidabilità, l'onestà e la maggiore concretezza rispetto agli altri. Per una quota minoritaria (6%) la scelta di voto è dettata dalla rabbia, mentre per un altro 6% il voto arriva, anche turandosi il naso, al partito che offre maggiori garanzie di capacità di governo. Nel corso degli ultimi dieci anni, abbiamo assistito anche a un vero cambio di comportamento e mentalità nel percorso che genera la scelta finale di voto. Nel ceto medio è ormai consolidato il disancoramento dalle ideologie e dalle abitudini e la maggioranza delle persone sceglie per chi votare in ragione di un mix di fattori, in cui gli elementi razionali sono, marcatamente, sovrastati da motivazioni di chiara marca empatico-emozionale.

*Direttore SWG

Ultimo aggiornamento: 13 Novembre, 08:04