Rosatellum, il centrodestra in testa
ma nessuna maggioranza

Sabato 14 Ottobre 2017 di Diodato Pirone
Rosatellum, il centrodestra in testa ma nessuna maggioranza

E’ possibile che qualcuno vinca le prossime elezioni politiche con il nuovo sistema elettorale? Difficile. Anzi, molto difficile. Ma non impossibile. Fra gli addetti ai lavori gira la stima che se una coalizione o un partito arrivasse al 37/38% dei voti potrebbe agguantare anche più di 300 seggi alla Camera (e 140/150 al Senato) e mettere in piedi un governo magari con qualche appoggio esterno.

Forse il calcolo è ottimistico ma non peregrino perché secondo i guru dei sistemi elettorali, il Rosatellum assicura “disproporzionalità” con i suoi 231 seggi maggioritari, il che significa una cosa importante: chi ha il 33/34% dei voti ottiene il 40% dei seggi e quindi con il 37/38% può avvicinarsi al 50% degli eletti. In ogni caso gli attuali schieramenti non sono lontanissimi dal “sogno” del 37/38%: il centro-destra, anche se profondamente diviso, parte da un consenso del 34% che - se si votasse oggi (dunque la cifra è solo ipotetica) - potrebbe tradursi in qualcosa di più di 230 seggi. Il centro-sinistra, invece, ipotizzando una coalizione Pd/alfaniani/pisapiani (ma si sa che Renzi sta lavorando ai fianchi altre forze di centro e di sinistra) al momento si colloca intorno al 32% con circa 210 seggi. Invece il Movimento 5Stelle, col suo 26,5% attuale (che, ripetiamolo, alle prossime elezioni potrebbe salire o diminuire) guadagnerebbe 150 seggi. Molti meno dei competitori rispetto ai voti perché la nuova legge favorisce le coalizioni e accresce geometricamente il numero dei seggi mano a mano che uno schieramento sale oltre il 30%. A completare il quadro ci sono infine le forze alla sinistra del Pd (escludendo i pisapiani) che raggranellano al momento un consenso di oltre il 5% che potrebbe equivalere a una ventina di onorevoli nella sola quota proporzionale.

LE TENDENZE
Questo, va sottolineato con la matita blu, è il quadro di oggi. Che però cambierà moltissimo nei prossimi mesi di campagna elettorale. Così come cambieranno le attribuzioni dei seggi, soprattutto maggioritari. Va ricordato, infatti, che i 231 seggi uninominali vanno al candidato che incassa anche un solo voto più degli altri in un determinato territorio. «La qualità del candidato uninominale sarà un dato molto importante - spiega Dario Parrini, deputato Pd esperto di leggi elettorali - l’elettore ha a disposizione un solo voto e noi Democratici pensiamo che il numero di elettori che voteranno per persone qualificate, indipendentemente dall’appartenenza ad aree politico-culturali, sarà molto superiore rispetto alle ultime elezioni. I buoni candidati faranno da traino alle liste e potrebbero determinare grosse sorprese». 

LE REGIONI DECISIVE
Al momento gli addetti ai lavori danno in bilico moltissimi seggi maggioritari, almeno 80, e molti di questi - circa 30 e forse di più - i sondaggi di questi giorni li attribuiscono ai 5Stelle che però sul territorio finora hanno vinto, e in qualche caso stravinto, solo con il meccanismo del doppio turno.

Secondo gli esperti poi le prossime elezioni saranno decise in quattro regioni: Piemonte; Lazio; Campania e Puglia. Per i 18 seggi sabaudi la partita si giocherà fra centro-sinistra e centro-destra, mentre nel Centro-Sud molto dipenderà dalla tenuta dell’elettorato grillino ma anche dal peso che eserciteranno i ras politici locali come i governatori delle Regioni oppure personaggi forti sul territorio come ad esempio Raffaele Fitto in Puglia.

A determinare l’esito della partita potrebbe essere infine il cosiddetto “effetto voto utile”. Accadde nel 2008 quando la sinistra radicale finì sotto il 3% e non entrò in Parlamento schiacciata dalla sfida fra Walter Veltroni e Silvio Berlusconi. «Il voto utile attrae elettori di sinistra e anche astensionisti e potrebbe far crescere il consenso per il Pd e per Forza Italia, quest’ultima anche del 2% che equivale a 5/600 mila voti - dice Enzo Risso, direttore della casa di sondagi Swg -. Mentre la capacità di espansione di M5S e Lega da qualche tempo è stazionaria». 


 

Ultimo aggiornamento: 11:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA