Pizzarotti: «Raggi ragioni con la sua testa, non lasci decidere allo staff»

Sabato 9 Luglio 2016 di Stefania Piras
Pizzarotti: «Raggi ragioni con la sua testa, non lasci decidere allo staff»
PARMA Sindaco Pizzarotti, che effetto le ha fatto vedere la platea dei parlamentari M5S, staff romano, direttorio, schierati per l'insediamento di Raggi?
«C'è un'attenzione massima su Roma. Ma è chiaro che per me avere uno staff a supporto non è necessario per il Comune, soprattutto se deve essere qualcuno che entra nel merito delle decisioni e spero davvero che non sia così. Appesantirebbe ancora di più il lavoro di un sindaco che ogni giorno deve prendere decine di provvedimenti in poco tempo. Non deve esserci un ulteriore livello decisionale per scelte che devi fare da solo».

Raggi ha lanciato lo streaming del consiglio sul blog. Una mossa da attivista?
«Per me la cosa importante è che l'istituzione parli per prima. Raggi si è proclamata sindaco di tutti ed è importante parlare attraverso uno strumento che arrivi a tutti anche perché alcuni cittadini per determinate convinzioni politiche potrebbero non voler seguire lo streaming da un'altra parte. Bisogna assicurare la diretta sul sito istituzionale del Comune, poi si collega chi ne ha voglia, come il blog di Grillo».

Roma è l'unica città che ha firmato il codice etico che comporta il parere vincolante dello staff. Ma un sindaco chi deve ascoltare?
«Il sindaco ascolta i cittadini e le loro esigenze che emergono in prima battuta dai cittadini stessi o da gruppi organizzati di cittadini, o dai consiglieri. Questo è doveroso. Solo così puoi distinguere se una richiesta è davvero utile alla collettività oppure no».

La vicenda faticosa delle prime nomine per la giunta Raggi cosa dimostra?
«La mia raccomandazione è: ragiona con la tua testa. Se ci sono degli interventi esterni non va bene. Un conto sono i consigli: C'è una persona che conosco, è valida, ascoltala e se ti piace prendila. Un conto è dire: Nella tale posizione ci mettiamo Tizio. E' un po' diverso. Una persona deve essere competente per te, perché poi non avrai tempo e modo di controllare tutto quello che fa. Devi fidarti ciecamente».
E magari crearsi un cerchio magico?
«Mah, io non ho un cerchio magico e non vorrò mai averlo, non ho comitati che ascolto prima di prendere una decisione. Certo, mi consulto con i tecnici, gli assessori, il direttore generale, la gente che lavora tutti i giorni con me ma la decisione è mia, spetta a me perché è mia la responsabilità e la colpa se succede qualcosa».

La delega al personale, anche lei l'ha tenuta per sé come ha fatto Virginia Raggi, è meglio un rapporto diretto con i dipendenti?
«E' una delega molto impegnativa, porta via tantissimo tempo. A Virginia consiglierei di tenersi altre deleghe. Pensi: qui ci sono 1200 dipendenti, lei ne ha 40 mila. Immagino che se vuole incontrarli tutti dovrà affittarsi l'Olimpico».

Cito la sua lettera: E poi ci si metteranno le beghe interne con quelli che tu credevi sarebbero stati i tuoi migliori alleati, persone al cui fianco hai combattuto per anni...
«Mi sento di dirle questo: le vere sfide devono ancora iniziare: le prime delibere, le prime rivoluzioni sulle partecipate in materia di dipendenti e di scelte economiche e societarie. Spero che abbia una maggioranza compatta. A volte non hai tempo di spiegare prima ai tuoi consiglieri le delibere che porti in aula o le decisioni più impopolari. Si arrabbieranno, diranno che potevano essere fatte meglio, ma lì poi devono fidarsi di te e pensare che non sei in malafede. L'auspicio è che abbia un bel gruppo coeso».

E sulle opere e le decisioni ereditate?
«Il nostro principio è: votiamo per efficacia, non per appartenenza. Magari sono già stati spesi soldi per fare un progetto, le gare. Cosa fai lo interrompi per ripicca?».