Primarie Pd, con l'ex premier pure le regioni rosse

Lunedì 1 Maggio 2017 di Diodato Pirone
Primarie Pd, con l'ex premier pure le regioni rosse

ROMA La lettura in filigrana del voto delle primarie Pd offre molti elementi di riflessione. Innanzitutto sul piano della distribuzione dei suffragi: Renzi va molto nelle ex Regioni rosse dove, stando ai dati parziali, raggiunge l'80% in Toscana e Umbria e sfiora il 75% in Emilia. Mentre Emiliano si afferma con il 62% in Puglia ed è secondo in Basilicata, le performance di Orlando si distribuiscono a macchia di leopardo con buoni risultati (circa 35%) in Liguria e Friuli (28%). Nel Lazio le percentuali sono: 70 per Renzi, 23 per Orlando e 7 per Emiliano. La Sardegna non è pervenuta.
Ma secondo gli osservatori il messaggio politico più importante delle primarie democrat è chiarissimo: una delle sue tre minoranze italiane, il popolo del Pd, fa sapere d'aver elaborato il doppio lutto della sconfitta del referendum e della scissione. I Democratici non intendono far fermare la stagione delle riforme e tornano a chiedere che nel Paese ritorni a circolare quello che gli analisti definiscono «Senso di Ragionevolezza». Non a caso, come vedremo, Renzi alle primarie ha fatto il pieno nel corpaccione dell'elettorato del Pd che notoriamente ruota intorno alla classe d'età dei cinquantenni che gli hanno riservato il 74% dei consensi (contro il 16 per Orlando e il 10 pro-Emiliano).

IL MESSAGGIO
E' un messaggio - quello della Ragionevolezza e delle Riforme - più forte di quello che si prevedeva fino a pochi giorni fa. «Alla fine di marzo stimavamo l'affluenza alle primarie in non più di 1,5 milione di italiani - spiega Enzo Risso, il direttore di Swg, l'agenzia dei sondaggi con sede a Trieste - Poi, piano piano, i segnali di voglia di partecipazione sono cresciuti e, mano a mano che i partecipanti potenziali salivano, crescevano le preferenze per Renzi». Questo significa, secondo Risso, che è tornato a riemergere un elettorato profondo che ha un rapporto di fiducia diretto nell'ex premier. Questa fetta di elettorato - fuori dal ristretto giro degli strati di popolazione più legati alle dinamiche politiche - ha voluto reinvestire Renzi con una discreta forza ma senza plebisciti.

Nell'analisi di Risso ci sono ancora due punti politico-culturali importanti che emergono dalla buona partecipazione alle primarie Pd. Da una parte gli italiani di centro-sinistra hanno voluto replicare in massa ai populisti sottolineando con la matita rossa e blu che la democrazia politica non è quella dei click senza trasparenza. E questo a poche settimane dalle amministrative alle quali spesso i 5Stelle si presenteranno con candidati scelti con poche decine di preferenze oppure direttamente da Beppe Grillo. «E' come se il popolo democrat - sottolinea Risso - avere gridato all'unisono che gli italiani non sono bulgari».
Dall'altra parte: «chi vota Pd - dice Risso - ha gradito anche il conflitto interno al partito, ovvero un confronto fra leader e prospettive politiche diverse che però è risultato propositivo e non distruttivo». «In altri termini - spiega Risso - il buon risultato dell'affluenza e di Renzi significa che quest'ultimo è riuscito a parlare a tutto l'elettorato Democrat».

Già, ma i tre candidati come si sono divisi le preferenze delle principali categorie? I carotaggi effettuati ieri ai gazebo dalla Swg sono molto chiari: Renzi vince in ogni angolo sociale con nettezza ma mostra qualche affanno fra i giovani (18-24 anni) che lo preferiscono solo al 55% e fra i disoccupati di fede piddina fra i quali ha raccolto meno del 59% dei consensi. E' interessante osservare che fra i pochi elettori delle forze a sinistra del Pd (bersaniani e pisapiani) che si sono recati ai gazebo il preferito è risultato Orlando con il 40%. In questo piccolo segmento di elettori anche Emiliano è andato fortissimo con un ottimo 35% mentre Renzi si è fermato a quota 25%.

I CETI BASSI
Andamento molto brillante per Renzi invece fra le donne vicine al centrosinistra che gli riservano il 75% dei loro consensi mentre assegnano a Orlando il 15% e ad Emiliano un modesto 5%. L'ex premier supera la soglia del 70% oltre che fra i cinquantenni, come detto, anche fra gli operai. Una categoria che sceglie soprattutto i 5Stelle, tuttavia fra gli operai rimasti attaccati al centro-sinistra il 73% ha scelto Renzi contro il 20 riservato a Orlando e il 7 per Emiliano. Il leader del Pd sfonda anche fra gli elettori del ceto medio che gli regalano il 71% dei suffragi riservando il 23 a Orlando e il 6 a Emiliano. Il ministro della Giustizia invece viene molto gettonato dai giovani (35%) e se la cava più che discretamente (25%) fra i disoccupati. Fra costoro però viene superato da Emiliano che raggiunge il 28%. Orlando ed Emiliano vanno meglio della media anche fra gli elettori dei ceti più popolari fra i quali raccolgono rispettivamente il 21 e il 14%.

 
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