Nannicini, l'economista liberal-socialista che ha scritto il programma del Pd

Venerdì 2 Febbraio 2018 di Diodato Pirone
Tommaso Nannicini
Il regista del programma del Pd è un economista di 45 anni, Tommaso Nannicini, aretino di nascita con laurea a Firenze con un passaggio professionale al Massachussetts  Institute of Tecnology di Boston prima dell’approdo alla Universidad Carlos III di Madrid e alla Bocconi di Milano. Il curriculum parla da solo. Gli italiani lo conoscono poco ma, anche se a fine 2017 ha insegnato per 4 mesi ad Harvard, una delle più prestigiose università americane, Nannicini  è una delle menti del renzismo. Tra le mille altre cose ha contribuito a stendere il testo del Jobs Act ma, ed è importante sottolinearlo per definire la sua caratura culturale, si è poi battuto  per estendere una serie di garanzie pubbliche (maternità e disoccupazione ad esempio) anche ai milioni di italiani con partita iva, in particolare professionisti, che ne erano privi.

Sua è l’idea di introdurre in Italia il salario minimo, che c’è già in Germania, Gb e Stati Uniti, a tutela dei lavoratori privi di contratto ma anche come arma di politica economica per riaprire il dialogo fra il centro sinistra e i ceti meno fortunati del paese oggi ammaliati dai vaffa grillini.

Un tempo si sarebbe detto che la sua idea di società è erede, ai tempi di internet, della cultura liberal-socialista. Non a caso, pur essendo figlio di un sindaco e poi deputato del Pci, Nannicini ha fatto in tempo da ragazzo a iscriversi a ciò che restava del Partito Socialista. Poi nemmeno trentenne ha chiesto la tessera dei Democratici di Sinistra anche se in quel partito si è sempre battuto per la corrente più liberale a lungo capeggiata dall’attuale vice-ministro all’Economia, Enrico Morando.

I suoi riferimenti teorici? Certo, spiccano nomi classici come quello dell’indiano Amartya Sen sulla diseguaglianza e quello dell’americano Joseph Stiglitz per i fallimenti del mercato ma anche sullo scetticismo dell’intervento pubblico. Ai quali lui unisce una forte attenzione ai comportamenti dei politici. Da professore bocconiano, in tmpi non sospetti, ha ricevuto dall’Unione Europea un grosso finanziamento per lo studio della “mentalità politica”: “Political Mind: explaining Politicians’ and Voters’ behavior”.  Chi fosse interessato ad un quadro più dettagliato delle sue idee può leggersi il suo libro “Non ci resta che crescere” uscito nel 2011.
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