Aiuti e seimila euro a migrante, ma Salvini boccia l'Ue

Martedì 24 Luglio 2018
L'Ue rimborserà seimila euro per migrante. Salvini: «All'Italia non serve l'elemosina»

«Centri controllati» nei Paesi europei da mettere in piedi «su base volontaria» per migliorare le procedure di asilo e accelerare i rimpatri dei migranti irregolari e un contributo di 6mila euro per ogni profugo accolto. Ma anche la creazione di «piattaforme di sbarco» nei Paesi terzi e una funzione di coordinamento degli sbarchi da parte di Bruxelles. Sono le principali proposte svelate oggi dalla Commissione europea con l'obiettivo di affrontare l'emergenza migranti anche dopo le sollecitazioni dell'Italia. Proposte che domani saranno al vaglio degli ambasciatori dei 28 al Coreper.

Le misure, che prendono spunto dalle conclusioni del Consiglio europeo di fine giugno, non piacciono però a Matteo Salvini. «Se vogliono dare soldi a qualcun altro lo facciano, l'Italia non ha bisogno di elemosina», ha commentato il vicepremier e ministro dell'Interno. Mentre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha giudicato «interessanti» molti aspetti del piano, perché vanno «incontro a quello che l'Italia aveva richiesto», come la costituzione di una cabina di regia a Bruxelles. Per Conte, la posizione espressa da Salvini rientra comunque «nell'impostazione della proposta italiana, dove non è mai stata fatta una questione di soldi».

«La solidarietà europea non ha un prezzo, non è una logica corretta dire che ce ne occupiamo noi, 'ci date i soldì e gli altri possono essere totalmente indifferenti a quello che succede», ha sottolineato il presidente del Consiglio ribadendo un concetto già espresso ai suoi interlocutori europei nei giorni caldi di giugno. Nel suo piano inviato alle capitali Bruxelles ha messo nero su bianco che pagherà ai Paesi non solo 6mila euro per ogni migrante accolto, ma anche 10.000 euro per ogni rifugiato ricollocato, ovvero spostato dal Paese di sbarco a un altro. Inoltre l'Ue si farà carico dell'intero costo operativo, infrastrutture, personale per tutti i centri controllati e per tutti i team di sbarco per un ammontare che, secondo le stime, è nell'ordine di centinaia di milioni. In questa ottica, la Commissione ha previsto di dare l'avvio, il prima possibile, a una fase pilota durante la quale Bruxelles svolgerà il ruolo di 'cabina di regià, una funzione provvisoria destinata a durare fino a quando non sarà possibile istituire un sistema completo nel contesto della riforma di Dublino.

Quanto alle piattaforme fuori Ue, in stretta cooperazione con l'Oim e l'Unhcr ed in collaborazione con i paesi terzi, l'esecutivo comunitario mira a garantire una responsabilità regionale condivisa nel rispondere alle sfide migratorie.

L'obiettivo è ridurre le morti in mare e garantire uno sbarco ordinato e prevedibile. Non non si tratterà comunque di campi, né di centri di detenzione, ma di aree gestite nel pieno rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani. Le proposte della Commissione hanno suscitato interesse ma anche un certo scetticismo tra gli osservatori che hanno ricordato le resistenze e le chiusure già espresse dagli Stati membri al vertice di fine giugno sui centri controllati e sulla volontarietà. Perplessità ha suscitato anche la proposta sui centri fuori Ue, perché nel documento Bruxelles non indica quali possano essere i Paesi interessati. E tutti quelli del Nord Africa hanno già negato nelle scorse settimane la possibilità che tali piattaforme possano sorgere sul loro territorio. Critica anche Oxfam, che è tornata a chiedere una riforma del sistema di asilo (Dublino) a livello europeo. Per l'organizzazione «i centri proposti dall'Ue saranno nuovi campi di detenzione» e il piano è destinato al fallimento

Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 19:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA