Migranti, torna l'asse Salvini-Di Maio: e Mattarella chiama Conte

Venerdì 24 Agosto 2018
Migranti, torna l'asse Salvini-Di Maio: e Mattarella chiama Conte
ROMA «Il governo non è a rischio. E io non cambio linea, gli italiani sono con me». Matteo Salvini lancia segnali rassicuranti e al tempo stesso muscolari. La minaccia di dimissioni è sempre lì, sul tavolo, come una pistola pronta a sparare. Ma la fase acuta della crisi è alle spalle. Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, dopo che mercoledì hanno tentato (inutilmente) di dare seguito alla moral suasion del Quirinale facendo sbarcare i migranti dalla nave Diciotti, decidono una brusca frenata. E di non andare allo scontro con il ministro dell'Interno, in ossequio alla regola aurea del populismo: «La gente è con Salvini», dicono a palazzo Chigi, «e dunque il premier e i 5Stelle sono con lui. Tanto più che il ministro è irremovibile...». E nessuno ha voglia di far cadere il governo giallo-verde. Men che mai sui migranti: «A parte che nessuno ci pensa, sarebbe un enorme regalo alla Lega».
Nell'entourage di Conte, che si ritrova nella scomoda posizione di trovarsi tra l'incudine (il Colle e la Ue) e il martello (Salvini), si parla di «guerra di nervi». Con l'Unione europea che oggi, in un vertice tra diplomatici e sherpa, proverà a trovare una soluzione. «Ci sono contatti per la redistribuzione degli immigrati a bordo della Diciotti», fanno sapere da Berlino. Ma anche con lo stesso Salvini. Perché a palazzo Chigi sanno bene che se da Bruxelles oggi non dovessero arrivare soluzioni, sarà arduo continuare a tenere in ostaggio i 150 migranti a bordo della nave della Guardia costiera. Perfino l'Onu, con l'agenzia per i rifugiati Unhcr, adesso ne invoca lo sbarco.
Salvini, dopo aver accettato mercoledì di far scendere a terra i 27 minori, altre concessioni non intende farne. E c'è chi dice che ieri il ministro abbia perfino rifiutato di rispondere alle telefonate del premier. Di sicuro, nella sua offensiva, il responsabile del Viminale continua la sfida a Sergio Mattarella: «Non temo nessuno, neppure il Colle», ha annunciato alle otto del mattino in collegamento radiofonico.
LA STRATEGIA DEL COLLE
Il capo dello Stato però non ha alcuna intenzione di raccogliere la sfida. Al Quirinale le bocche sono cucite, si nega perfino un velo di irritazione: Mattarella non intende fare da parafulmine e tantomeno vuole farsi trascinare nello scontro.
Il capo dello Stato sa bene che un suo intervento toglierebbe le castagne dal fuoco a Salvini perché - come è accaduto il 13 luglio quando chiese al premier di far sbarcare i migranti tenuti da giorni a bordo della Diciotti nel porto di Trapani - il ministro leghista potrebbe dire che si è dovuto arrendere alle pressioni del Quirinale, che immediatamente diventerebbe il colpevole del nuovo sbarco.
Invece Mattarella, in contatto con Conte e attento alla questione umanitaria, preferisce che le cose facciano il proprio corso. Non interviene e non interverrà - a meno di un precipitare della situazione - per non dare alibi al ministro. «Questo casino l'ha creato Salvini, lo risolva Salvini o vada a sbattere da solo», dice un politico che nelle ultime ore ha parlato con il capo dello Stato. E aggiunge: «Mattarella adesso come a luglio voleva che il suo intervento fosse tenuto riservato, ma oltre un mese fa Salvini e mercoledì Conte lo hanno reso pubblico per scaricare le responsabilità. Per poter dire: noi non volevamo lo sbarco, ci è stato imposto dal vecchio establishment. Ecco, il Presidente si sottrae a questo gioco delle parti».
L'ESCALATION GRILLINA
Di Maio, invece, si sottrae al pressing di Roberto Fico. Il presidente della Camera mercoledì ha chiesto lo sbarco di tutti i migranti e da quel momento è stato oggetto dell'offensiva di Salvini. Ebbene, il leader 5Stelle decide di schierarsi con l'alleato scaricando il compagno di partito e tutti i grillini che sono corsi a difenderlo. Lo fa in modo clamoroso, lanciandosi in una sorta di competizione con il ministro dell'Interno: Di Maio minaccia lo stop al pagamento dei 20 miliardi che l'Italia deve al bilancio europeo, se oggi a Bruxelles non verrà trovata un'intesa. La benedizione di Salvini arriva 5 minuti dopo: «Bravo Luigi, nel governo non c'è alcuna tensione». La speranza di tutti? O un intervento di qualche procuratore che ordini lo sbarco, oppure un'apertura da Bruxelles «entro 24-48 ore». Se non arriva né l'uno, né l'altro per il governo saranno guai. Tanto più ora che la Libia ha annunciato che non si riprenderà indietro «alcun migrante salvato nel Mediterraneo». Un'exit strategy vietata dai trattati internazionali, ma nei giorni scorsi caldeggiata da Salvini.
Alberto Gentili
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