Migranti, Minniti: l'accoglienza ha un limite. Libia, l'Onu apre ad Haftar

Mercoledì 9 Agosto 2017 di Cristiana Mangani
Migranti, Minniti: l'accoglienza ha un limite. Libia, l'Onu apre ad Haftar

L'accoglienza ha un limite. Il ministro dell'Interno Marco Minniti lo dice chiaramente durante un intervento alla Festa dell'Unità, a Certaldo. Anche perché - aggiunge - «porre l'accento solo su accoglienza non significa fare una buona politica. Le politiche dell'accoglienza hanno il limite oggettivo, che è la capacità di integrazione». Un cavallo di battaglia per il responsabile del Viminale, per il quale proprio la mancanza di integrazione può diventare causa di terrorismo.

«Non c'è un'equazione tra migrazione e terrorismo - specifica - chi lo dice è cattivo maestro. Ma se guardo in Europa c'è equazione tra cattiva integrazione e migrazione. Per questo se vogliamo difendere la nostra democrazia, l'accoglienza deve avere il limite nella capacità dell'integrazione». E ancora: «Siamo un grande Paese che sul tema dell'accoglienza ha giocato una partita straordinaria. Abbiamo dato una lezione a tutto il resto del mondo e ci è stato riconosciuto».

IL DIALOGO
Qualche ora prima, questo riconoscimento è stato tributato anche dal nuovo inviato dell'Onu per la Libia, Ghassan Salamè, che è arrivato in Italia per incontrare i rappresentanti del governo, prima di avviare l'azione diplomatica e politica nel paese africano. A lui, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha chiesto stabilizzazione e coinvolgimento dei principali soggetti libici. A cominciare dal generale Khalifa Haftar, comandante dell'Esercito nazionale e di fatto capo della Libia orientale. Il premier ha sollecitato «una spinta decisiva» per riportare l'ordine, confermando che il nostro governo continuerà a garantire piena disponibilità per tutto quanto sarà necessario.

Il diplomatico cristiano maronita libanese ha già avuto modo di conoscere l'uomo forte della Cirenaica, durante quell'incontro nel castello di La Celle Saint Cloud, in Francia, al quale è stato invitato dal presidente Macron, insieme con il capo del governo riconosciuto dall'Onu, Fayez al Serraj. «E' un militare che ha un forte impatto su una parte del paese e seguaci nel popolo - spiega Salamè - Forse potrebbe avere anche ambizioni militari e politiche.

Sarebbe comunque poco realistico per l'inviato dell'Onu ignorare questa forza».Haftar, dunque, viene tirato ufficialmente dentro le trattative, e gli viene riconosciuto un ruolo di forza, ormai evidente nella gestione del territorio. L'inviato Onu ha anche benedetto la missione navale italiana di supporto alla Guardia costiera libica. «E' la strada giusta», ha confermato. Mentre Gentiloni ha insistito: «Mi auguro che le Nazioni unite diano a questo processo autorità più forti che renderanno più efficace l'impegno comune contro i trafficanti di esseri umani».

I NEGOZIATI
La richiesta di un nuovo slancio del processo politico a guida Onu è arrivata anche dal ministro degli Esteri Angelino Alfano. L'instabilità politica della Libia - ha puntualizzato - non è una partita di serie B, è una priorità assoluta. L'Onu deve prendere la leadership. Fino a oggi ci sono stati troppi negoziati, troppi negoziatori e zero risultati finali. L'Italia è stata la prima a offrire al generale Haftar un ruolo prominente nelle istituzioni libiche, a patto che tutto avvenga nell'ambito di un processo politico». Di particolare rilievo anche i colloqui con i ministri Minniti e Pinotti. «E' necessario - ha sollecitato la responsabile della Difesa - che i paesi europei parlino con una sola voce per dare un effettivo apporto alla risoluzione della crisi, costruendo allo stesso tempo un dialogo che includa anche tutte le rappresentanze sociali libiche».

L'ultima tappa della giornata è stata alla Comunità di Sant'Egidio, che il rappresentante delle Nazioni unite ha detto di conoscere bene.

Da sempre attento al mondo del volontariato, Salamè è stato insignito della Légion d'honneur francese ed è membro del comitato direttivo di diverse organizzazioni non governative, tra le quali l'Open society di George Soros, che finanzia alcune Ong nell'attività di soccorso in mare. Che farà in Libia? «Non mi vedrete solo a Tripoli o Badia come è stato in passato - ha chiarito con tono critico rispetto ai predecessori - Spero mi possiate vedere anche a Bengasi e Misurata: dobbiamo parlare con tutti i libici, voglio recarmi in tutto il Paese prima di presentare le mie idee all'Assemblea generale dell'Onu a settembre».

Ultimo aggiornamento: 10 Agosto, 08:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA