Migranti, il piano Conte alla Ue: rimpatri in cambio di flessibilità

Giovedì 28 Giugno 2018 di Alberto Gentili
Migranti, il piano Conte alla Ue: rimpatri in cambio di flessibilità

dal nostro inviato

BRUXELLES Giuseppe Conte scava tre trincee. In vista dello scontro di questo pomeriggio al Consiglio europeo sui migranti, il governo italiano apre alla trattativa. Si dice disposto a prendere in esame la questione dei movimenti secondari tanto cara ad Angela Merkel, che a Berlino rischia l'osso del collo. Ma, appunto, si attesta sul campo di battaglia con tre richieste prendere o lasciare. Obiettivo: chiudere il cerchio di un Grande Scambio e ottenere, di fatto, il superamento del regolamento di Dublino.

LE RICHIESTE
Le prime due richieste sono in chiaro: l'affermazione del principio della responsabilità condivisa dei salvataggi in mare (ora chi accoglie i naufraghi deve tenerseli) e lo stanziamento di 500 milioni per il fondo fiduciario per l'Africa. Soldi indispensabili per creare i campi di assistenza e informazione in Marocco, Niger, etc.
La terza richiesta, invece, marcia sotto traccia ed è rivolta essenzialmente alla Merkel: okay a riprendersi gli immigrati sbarcati nel nostro Paese, registrati e poi fuggiti a Nord (nessuno sa esattamente quanti sono): i movimenti secondari. In cambio però il governo chiede che all'Italia venga riconosciuta una flessibilità sui conti, oppure come ha detto Conte nell'aula della Camera di poter finanziare la riforma dei centri d'impiego e l'introduzione del reddito di cittadinanza con i fondi europei.
Con un problema squisitamente politico: la linea del premier è benedetta da Luigi Di Maio, ma incontra l'ostilità di Matteo Salvini. Per i 5Stelle infatti la priorità è dare seguito alla promessa elettorale del reddito di cittadinanza. Per il leader leghista, invece, è la guerra ai migranti. Una maggiore flessibilità, se incassata, potrebbe però essere utile anche ai lumbard per attuare la flat tax e la riforma della legge Fornero sulle pensioni.
La trattativa oggi a Bruxelles sarà tutt'altro che facile. Ieri sera ancora mancava la bozza del documento conclusivo. E Conte, se le richieste italiane non dovessero essere soddisfatte, è pronto a bloccare le conclusioni del Consiglio europeo, che così finirebbe con un clamoroso nulla di fatto. Ed è determinato a porre due veti se non dovesse passare il principio della responsabilità condivisa dei salvataggi in mare. Il primo veto scatterebbe non togliendo la riserva sulla seconda tranche di 3 miliardi alla Turchia che, con i suoi campi, dal 2015, blocca la marcia dei profughi siriani sulla rotta balcanica. Il secondo sul rinnovo delle sanzioni alla Russia.
Anche se fa la faccia feroce, Conte - coadiuvato dal ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi - è però tornato nel solco della tradizione europeista. Ha recuperato il rapporto con Emmanuel Macron (nonostante le bordate di Salvini) e soprattutto con la Merkel. Così, durante il pranzo al Quirinale che precede ogni vertice europeo, Sergio Mattarella ha apprezzato il ritorno ai toni costruttivi ed europeisti.

IL LAVORO DEI GOVERNI
Tanto più che qualcosa - anche grazie al lavoro dei governi precedenti di Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni Conte già l'avrebbe incassata se il summit si dovesse chiudere con un'intesa: il sì ai centri di assistenza e informazione in Africa lungo la rotta dei flussi, il sostegno per la stabilizzazione della Libia, il potenziamento di Frontex nella lotta agli scafisti.
Resta da stabilire come declinare il principio della condivisione della responsabilità per il salvataggio dei naufraghi. I modelli esaminati sono due. Il primo è quello adottato per la nave Aquarius: si aprono tutti i porti europei. Il secondo quello della Lifeline: i migranti salvati nel Mediterraneo finiscono in un solo Paese, per poi venire immediatamente redistribuiti negli Stati dell'Unione. Quali? Siccome i Paesi di Visegrad (Polonia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca), i Baltici e perfino Austria e Danimarca si oppongono, la relocation verrà decisa più avanti attraverso una cooperazione rafforzata tra 15-16 Stati volenterosi. Le intese bilaterali o multilaterali di cui parla la Merkel rassegnata al fallimento del summit di questa sera.
 

Ultimo aggiornamento: 10:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA