L'asse Parigi-Berlino: isolare l'Italia o isolare Salvini?

Mercoledì 27 Giugno 2018 di Marco Conti
L'asse Parigi-Berlino: isolare l'Italia o isolare Salvini?
Isolare l'Italia o isolare Salvini? Una domanda alla quale Parigi e Berlino hanno deciso di rimandare la risposta al termine del Consiglio Europeo che inizierà domani a Bruxelles. Per ora chi mostra di non voler restare solo è il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ieri l'altro ha approfittato dell'arrivo a Roma del presidente francese Emmanuel Macron, in visita dal Papa, per chiedergli «una chiacchierata informale».

I CATTIVI
Malgrado Salvini abbia avvisato Conte definendo «Macron dieci volte più cattivo di Orban», il premier è già al quinto incontro con il presidente francese. Il quale, lasciando Roma, non ha perso occasione per raccontare che nell'ora e mezzo di incontro con Conte alla Casina Valadier - aperta per l'occasione - «si è parlato di migranti e eurozona». Esattamente i due temi che interessano, differentemente, i due vicepresidenti del Consiglio. Il primo sta a cuore a Salvini, perchè non vuole nuovi arrivi di migranti, visto che anche ha promesso di cacciarne 600 mila. Mentre Di Maio ha bisogno che i paesi più importanti dell'eurozona concordino sulla necessità di concedere quel po' di flessibilità che consenta al governo di iniziare ad attuare il programma. Cominciando magari dai centri per l'impiego e una prima spolverata di reddito di cittadinanza.

E così mentre Salvini continua ad attaccare Macron, Conte ricuce e, insieme al presidente francese, telefona prima al primo ministro maltese Muscat, poi alla Cancelliera Merkel, al presidente del Consiglio Ue Tusk. Per capire se è il copione ad imporre a Salvini il ruolo di poliziotto cattivo e a Conte quello di poliziotto buono o se più realisticamente si tratta di una diversità di opinioni, non resta che attendere la fine del summit di Bruxelles. Nel frattempo Salvini continua ad esultare perché anche la nave Lifeline non è approdata in Italia, anche se Conte ha promesso di ospiterà una quota di migranti ora imbarcata sulla nave della Ong tedesca.

L'Italia è in cerca di sponde in vista della riunione di domani a Bruxelles e, visto che ai paesi di Visegrad il tema interessa poco, non resta che continuare ad avere un dialogo con i Paesi fondatori ed evitare che - dopo l'allineamento di Madrid a Parigi e Berlino - l'Italia rimanga sola al termine di un fallimentare Consiglio Ue e alle prese con il trattato di Dublino che ci obbliga a tenere i migranti se al primo approdo. Ha però bisogno di risultati anche la Cancelliera visto che in Germania il suo ministro degli Interni minaccia la crisi se non verranno rimandati indietro tutti i migranti arrivati in Italia, o in altri paesi europei, e poi stabilizzatisi in territorio tedesco. Raccontano che nel corso della telefonata con la Cancelliera il presidente del Consiglio abbia aperto ad una possibile intesa Italia-Germania che permetta di risolvere la questione. La strada degli accordi a due o delle mini cooperazioni rafforzate, proposta dalla Merkel domenica scorsa sembra essere veramente l'unica da battere viste le diverse o assenti sensibilità che ci sono tra i Ventiesette.

Discutere dei movimenti secondari, come ha assicurato Conte alla Merkel significa forse irritare il vicepremier padano, ma per Conte rappresenta un'occasione, forse unica, per poter vantare un credito con la Cancelliera da spendere quando a Bruxelles si discuteranno le proposte di riforma dell'eurozona o delle riforme da considerare decisive per ottenere un po' di flessibilità.

I SENSI
La soluzione trovata sulla Lifeline da Conte con gli altri leader europei assegna al presidente del Consiglio il merito di essere riuscito a muoversi con un buon grado di autonomia. A giocare a favore del premier la volontà del M5S di riprendersi un po' di spazio rispetto all'alleato che sinora ha dato la linea al governo. Le tensioni tra i due vicepremier in un certo senso aiutano Conte a svolgere quel ruolo di indirizzo dell'attività di governo e ieri è riuscito a trovare una sintesi tra la posizione del ministro Danilo Toninelli, che alla Guardia Costiera intende lasciare il compito del soccorso in mare, e quella di Salvini che vorrebbe chiudere il Mediterraneo ad ogni tipo di movimento navale. «Non vogliamo chiudere i porti come stiamo dimostrando, vogliamo solo regolamentare entrate ed uscite», sostiene il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano (M5S) che assegna al governo Conte il merito di aver cambiato l'immagine dell'Italia in Europa.
 
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