M5S: «Pd? Provarci era un dovere»

Lunedì 30 Aprile 2018
E il Movimento torna anti renziano
Il no di Matteo Renzi a un esecutivo con il Movimento 5 Stelle spiazza e irrita i grillini. Ieri sera il leader del M5S Luigi Di Maio non ha nascosto il suo forte disappunto per le parole di chiusura pronunciate dall'ex segretario dem nel salotto televisivo di Fabio Fazio. «Il Pd - ha tuonato su Facebook il capo politico 5 Stelle - non riesce a liberarsi di Renzi nonostante l'abbia trascinato al suo minimo storico prendendo una batosta clamorosa. Altro che discussione interna al Pd. Oggi abbiamo avuto la prova che decide ancora tutto Renzi col suo ego smisurato». «Noi ce l'abbiamo messa tutta per fare un governo nell'interesse degli italiani. Il Pd ha detto no ai temi per i cittadini e la pagheranno», ha poi minacciato Di Maio annunciando novità nel corso della diretta Fb in programma entro il primo pomeriggio di oggi.

Lorenzo Fioramonti, deputato M5S indicato da Di Maio come possibile ministro dello Sviluppo Economico, commenta così sul social network: «Abbiamo fatto quanto promesso in campagna elettorale. Non avendo la maggioranza, abbiamo dialogato per 40 giorni con la Lega e per due settimane con il Pd. Di più non si poteva fare. Abbiamo studiato i loro programmi e fatto anche le 'tabellinè per aiutarli a sedersi al tavolo. Sembra proprio che parlare di 'temì non interessi alle altre forze politiche.
Peccato per l'Italia, che si trova senza governo, indebitata e senza una visione innovativa per il futuro
».

Dello stesso tenore il post pubblicato su Fb dal 'pretoriano' Alfonso Bonafede: «Ce l'abbiamo davvero messa tutta per portare il dibattito sui temi e le priorità dei cittadini. Renzi, mortificando qualsiasi discussione interna al Pd (ammesso che ci fosse), ha dato una risposta chiara: 'no ai temi per i cittadinì». Il senatore Gianluigi Paragone, che aveva profetizzato il naufragio della trattativa coi dem, afferma: «Tutto come previsto... Nessun governo con il Pd. Dovevamo provarci per dovere istituzionale ma sapevamo benissimo che non c'era storia. Anche stavolta ve l'avevo detto che sarebbe finita così». E aggiunge: «Ora la partita tocca al Capo dello Stato. Staremo a vedere quali soluzioni arriveranno, se ne arriveranno. Altrimenti andremo al voto pur consapevoli del fatto che questa è una legge elettorale pessima, scritta e votata da altri». Ironico il commento del deputato Stefano Buffagni, dimaiano di ferro: «Io voglio ringraziare pubblicamente il bulletto di Rignano... ci ha ricordato perché abbiamo sempre combattuto il suo Pd... Grazie perché riesce sempre a ricompattare il Movimento».
© RIPRODUZIONE RISERVATA